Aumenta l’Iva e qualcuno fa il furbo sui prezzi
Era facile prevedere che sulle nostre spalle non sarebbe caduto solo il peso dell’aumento dell’Iva ma, come spesso accaduto in altre occasioni, anche quello di qualche commerciante troppo furbo, o troppo disonesto, da approfittarne per praticare aumenti ingiustificati. E badate bene, non si tratta di mere speculazioni, ma di dati di fatto, basati su denunce che a centinaia stanno arrivando in questi giorni presso le associazioni dei consumatori.
Quando neanche l’Iva è aumentata
La prima categoria di reclami riguarda aumenti di prodotti che in realtà non sono stati neanche toccati dal passaggio dell’Iva dal 21 al 22%. In particolare ci riferiamo a generi alimentari che presentano aliquote Iva diverse e che, come tutti dovrebbero sapere, sono rimaste invariate. Eppure, e spiace doverlo rilevare perché si tratta di episodi davvero deprecabili, qualche consumatore ha denunciato che in alcuni panifici c’è stato ad esempio un aumento del prezzo del pane, un prodotto che, come noto, ha l’Iva al 4% e che non è stata ritoccata. Qui siamo di fronte a una sorta di vera e propria truffa contro cui bisogna in tutti i modi ribellarsi.
Aumenti previsti, ma indiscriminati
Altro capitolo dolente riguarda beni e prodotti per i quali è scattato l’aumento dell’Iva, ma con ricadute sui prezzi del tutto sconsiderate. È il caso di un consumatore che denuncia, scontrino alla mano, un aumento di ben 70 centesimi sul prezzo di quattro pile per elettrodomestici. Oppure di tanti altri clienti che hanno notato variazioni di prezzo troppo esagerate nei bar. Dove la classica birra a 2,50 euro è schizzata in alcuni casi a 3 euro, o il caffè ha segnato incrementi di 20-30 centesimi. Oppure il panino da mangiare in piedi al volo che fa segnare anch’esso rialzi del tutto ingiustificati.
Comportamenti al limite dell’illegalità
Una notazione a parte meritano quegli esercizi commerciali che ancora non hanno provveduto a effettuare il cambio dei prezzi esposti. L’annuncio dell’entrata in vigore delle nuove aliquote Iva infatti, è arrivato all’improvviso, proprio mentre tutti aspettavano un suo slittamento a dicembre. In queste condizioni, molti commercianti non hanno fatto in tempo ad aggiornare i propri prezzari. La scappatoia consiste nell’esporre all’entrata del negozio o del supermercato un annuncio, che avverte che i prezzi esposti potrebbero subire dei rialzi in cassa, al momento di pagare lo scontrino. Un comportamento che effettivamente è al limite dell’illecito visto che la legge prevede che a fare testo debba essere sempre il prezzo esposto.
Tanti di noi hanno un’attività commerciale e sappiamo benissimo quanto sia difficile oggi tenersi stretti i clienti. Ricorrerre a soluzioni di questo tipo, non danneggia però soltanto i consumatori, ma può diventare un boomerang contro le categorie dentro le quali operiamo e contro la nostra stessa attività.