Aumento dell’Iva, sulle famiglie una mazzata da 103 euro

Una stangata, l’ennesima verrebbe da dire. È quella che ci attende a partire da ottobre, quando dovrebbe scattare l’aumento dell’Iva, che su tutta una serie di prodotti passerà dal 21% al 22%. E per capire meglio entità e dimensioni di questa mazzata basta dare un’occhiata ai prodotti che verranno colpiti dal rincaro. Una lista ricchissima che va dal vino ai carburanti, dalle riparazioni auto all’abbigliamento, dalle calzature ai mobili, dagli elettrodomestici ai giocattoli fino ai computer. E l’elenco potrebbe continuare.
Un salasso da 103 euro
Per meglio comprendere l’esborso extra di ogni famiglia è utile fare riferimento ai dati resi noti dalla Cgia di Mestre. L’associazione veneta di artigiani ha stimato che in un anno l’incremento medio di spesa di una famiglia di quattro persone sarà, appunto, di 103 euro. Una cifra che scende, seppur di poco, a 88 euro nel caso di nuclei composti da tre persone. Questo significherà che negli ultimi tre mesi di quest’anno, ammesso che l’aumento entri in vigore, l’incremento nella borsa della spesa sarà di 22 euro per la famiglia da tre persone e di 25,75 euro per quella da quattro. Le analisi della Cgia entrano anche nel dettaglio specifico delle voci di spesa stimando i singoli rincari. E allora salta fuori che quando andremo a fare il pieno alla nostra auto o saremo costretti a portarla dal meccanico o dal carrozziere, faremo i conti con un aumento di 33 euro all’anno per una famiglia di tre persone e di 39 euro se il nucleo è composto da quattro persone; quando acquisteremo capi di abbigliamento o calzature i rialzi saranno di 18 euro all’anno per una famiglia di tre persone e di 20 euro se il nucleo è di quattro. E ancora, per l’acquisto di mobili, elettrodomestici o articoli per la casa, affronteremo rincari rispettivamente di 13 e 17 euro.
Speranze appese al filo di un bilancio
Insomma, si tratta di numeri preoccupanti, anche perché andranno a incidere su un contesto economico già depresso con consumi ridotti al lumicino. Ecco perché la richiesta che arriva da tempo da più parti, e che è stata non a caso rilanciata con forza anche dalla stessa Cgia, è di evitare l’aumento. In questo senso il governo da tempo ha promesso che avrebbe fatto il possibile per trovare le risorse necessarie perlomeno a rinviare fino alla fine del 2013 il rincaro previsto per l’Iva. Una circostanza legata, però, alle strettoie di un bilancio statale da tempo alle prese con tagli drastici e non più rinviabili. Eppure, ancora in queste ore, per bocca del capogruppo alla Camera del Pdl Renato Brunetta, e soprattutto del viceministro dell’Economia Stefano Fassina, sono arrivate rassicurazioni sul fatto che l’Iva non aumenterà. Dichiarazioni che al momento restano solo promesse, perché i veri conti li conosce solo il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni. Sarà lui a dover trovare quel miliardo di euro necessario quantomeno a evitare che l’Iva salga al 22%. E c’è solo da sperare che questa affannosa ricerca (mancano ormai solo pochi giorni alla data prevista per l’aumento dell’Iva) dia i suoi frutti.