Bloccare l’aumento dell’Iva, il governo va a caccia di risorse
Sul fatto che il preventivato aumento dell’Iva debba essere scongiurato sembra siano tutti d’accordo. Il problema, però, è capire dove andare a prendere i soldi. E sì, perché il solo congelamento al 21% dell’aliquota, che dovrebbe salire a luglio al 22%, da qui alla fine dell’anno costerà alle casse dello Stato qualcosa come 2 miliardi di euro. Una cifra non trascurabile che bisogna trovare il modo di coprire. Anche perché, sarà pur vero che l’Italia è uscita dal mirino degli ispettori dell’Unione europea da quando è stata chiusa nei nostri confronti la procedura di infrazione per deficit, ma è comunque innegabile che lo stato di salute dei nostri conti pubblici resta sempre all’attenzione dei tecnici di Bruxelles. Dunque, vietato sgarrare. Lo sa bene il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni che ha lasciato intendere due cose molto chiare. Innanzitutto, se uno stop all’aumento dell’Iva verrà attuato, esso varrà soltanto fino alla fine di quest’anno. Questo significa che dal 2014 il tanto temuto rialzo ce lo beccheremo comunque. In secondo luogo, bisogna trovare la copertura a quei 2 miliardi che mancheranno da luglio a fine anno. E qui le ipotesi sul tappeto non sono tante, visto che la coperta delle risorse a disposizione rimane corta e stretta. Di conseguenza le idee sulle quali i tecnici del governo starebbero lavorando sono due.
Taglio a detrazioni e agevolazioni
Il primo fronte sul quale si sta pensando di intervenire è quello delle agevolazioni e delle detrazioni. La ragione è facilmente intuibile. Ogni anno in Italia le detrazioni sono stimate in circa 250 miliardi. Stiamo parlando di una materia complicatissima, che va dalle agevolazioni alle famiglie a quelle concesse alle imprese per le ragioni più svariate. La verità è che in passato in tanti hanno provato a mettere le mani su questo vero e proprio coacervo di leggi e di norme, senza ottenere nessun risultato. Ora, il ministro Saccomanni torna alla carica, annunciando che proprio intervenendo su questo vero e proprio oceano di agevolazioni si potrebbero trovare i soldi per chiudere il buco da 2 miliardi che si aprirebbe con lo stop all’aumento dell’Iva. Il rischio però, ben presente fin d’ora, è che alla fine a pagare siano le fasce di popolazione più deboli. In passato quando si è deciso di intervenire nel campo delle agevolazioni, si è agito soprattutto sul fronte della sanità e dell’assistenza sociale. I ticket sono in questo senso un esempio lampante di come un’agevolazione possa essere concessa e poi tolta, con effetti immaginabili su tanti bilanci familiari. Si tratta dunque di un terreno minato, perché il pericolo è che, con l’obiettivo sacrosanto di bloccare un aumento dell’Iva che sarebbe deleterio per la dinamica dei consumi, si potrebbe rischiare di colpire ancora più duramente cittadini che a loro volta già fanno fatica ad arrivare a fine mese.
Rivedere il paniere
La seconda ipotesi a cui starebbe lavorando il governo è decisamente più articolata, ma potrebbe comunque sortire il risultato di attutire gli effetti dell’aumento dell’Iva. L’idea è rivedere la classe di aliquota di alcuni beni particolarmente sensibili a livelli di consumo. In pratica, all’interno del cosiddetto paniere che raccogliere tutti i prodotti con cui si calcola l’inflazione ogni anno, alcuni beni che attualmente sono soggetti all’aliquota più alta, quella appunto del 21%, potrebbero essere assoggettati a un’aliquota più bassa. L’esempio a cui si fa più riferimento in questi giorni, è quello dei prodotti del settore delle telecomunicazioni. Per anni questi beni, nonostante la crisi, hanno fatto segnare consumi in costante rialzo. Le ultime statistiche Istat però, per la prima volta lo scorso mese hanno segnalato un calo di consumi del 2,5%. Ebbene, se su questi prodotti, soggetti proprio all’aliquota del 21%, si dovesse abbattere l’ulteriore scure dell’aumento al 22%, i consumi potrebbero contrarsi ulteriormente. Da qui l’idea di spostare eventualmente questi prodotti in una classe di imposta inferiore. Giocando con questo stesso meccanismo anche su altri beni, si potrebbe in questo modo attutire l’effetto dell’Iva, che in questo caso potrebbe essere comunque aumentata già da luglio, ma solo di mezzo punto. Un vero e proprio risiko finanziario, da cui vedremo come ne uscirà il governo.