Evitare l’aumento dell’Iva, è questa la vera emergenza!

Mentre tutti gli italiani stanno facendo i conti per pagare il saldo delle tasse di giugno, una voce si leva fuori dal coro: tagliare il cuneo fiscale? No, è molto più urgente impedire l’aumento dell’Iva dal 21 al 22%: questa è la vera emergenza che gli italiani si trovano ad affrontare in questo inizio di estate. A sostenerlo è Giuseppe Bortolussi, storico segretario della CGIA di Mestre, l’associazione artigiani più attiva d’Italia contro le iniquità fiscali. Come mai questa presa di posizione? Secondo Bortolussi le imprese in realtà hanno già avuto: «Grazie ai provvedimenti presi dal governo Monti le imprese quest’anno risparmieranno già 1,6 miliardi di euro di Irap, 3,6 miliardi nel 2014 e altri 3 miliardi negli anni successivi. La massima urgenza oggi è lasciare più soldi in tasca agli italiani, a tutti anche quelli che attualmente sono senza lavoro. Blocco dell’Iva e esenzione dell’Imu sulla prima casa fino a 400 euro (che riguarda l’85% dei contribuenti) vogliono dire restituire un po’ di soldi a tutti. Ridurre ulteriormente il cuneo fiscale vuol dire premiare solo chi il lavoro ce l’ha. La diminuzione Irap 2013 non ha ancora esplicato i suoi effetti, continuano a aumentare i disoccupati e a diminuire le assunzioni».
Come dire, lasciamo lavorare i tagli prima di agire ancora in quel senso, visto che la coperta è cortissima. Ma la CGIA ci tiene anche a sottolineare «che la riduzione del costo del lavoro è assolutamente indispensabile» anche se oggi non è la massima urgenza sul tavolo. La CGIA ricorda anche che evitare l’aumento dell’Iva (previsto per il primo luglio) non è solo un provvedimento utile alla ripresa, ma probabilmente necessario: infatti nei primi quattro mesi del 2013 infatti il gettito IVA è calato del 7,8%. Senza un blocco dell’aumento previsto è molto probabile che assisteremo ad un ulteriore crollo dei consumi interni che colpirà soprattutto (sempre secondo la CGIA) il piccolo commercio e gli artigiani e a un altro forte aumento della disoccupazione. Già il precedente aumento dell’IVA (dal 20 al 21%) avvenuto a settembre 2011 ha portato a un calo del gettito di 3,5 miliardi nel primo anno di applicazione.
Ricordiamo che il costo stimato dal governo per il mancato aumento dell’Iva a luglio per il 2013 è 2 miliardi, il taglio dell’Imu sulla prima casa per le famiglie che hanno pagato meno di 400 euro è di 2,1 miliardi, mentre il costo del taglio dell’Irap già previsto con i provvedimenti del governo Monti è di 1,6 miliardi. L’aumento di un ulteriore punto percentuale di Iva costerebbe a ogni famiglia almeno 200 euro l’anno a consumi invariati (stime Eurostat). Se l’Iva dovesse passare dal 21 al 22%, conclude la nota della CGIA, l’Italia avrebbe l’aliquota Iva più alta di tutta la zona euro (in Germania è al 19%, in Francia al 19,6%, solo in Olanda e Belgio raggiunge il 21%).
In queste ore le indiscrezioni che trapelano dal governo vanno nella direzione di un aumento “selettivo” dell’Iva che potrebbe colpire solo alcuni beni. Un’ipotesi che molti vedono come una sciagura: si tratterebbe, infatti, di una sorta di riedizione del “superbollo” o Iva maggiorata su beni considerati, a torto o a ragione, di lusso che potrebbe mettere in guai molto seri chi vive e lavora sulla produzione e vendita di quei beni.