Imu, bloccata la rata parte la mission impossible
Cento giorni per realizzare una riforma completa della tassazione sulla casa. Ha il sapore della classica “mission impossible” il programma che si è dato il nuovo governo Letta per mettere ordine nel labirinto di imposte che colpisce le abitazioni. Eppure, nel recente decreto che ha stabilito la sospensione della prima rata dell’Imu sulle prime case, è fissata proprio la data precisa del 31 agosto come termine ultimo per la riforma del Fisco sugli immobili.
Una miriade di tasse
La sfida che il governo ha lanciato a se stesso, come si può facilmente immaginare, non è da poco. E d’altronde lo sanno bene tutti i proprietari di un’abitazione che, ogni anno oppure in semplice fase di acquisto e vendita, devono fare i conti con una miriade di imposte che colpiscono appunto gli immobili. Stiamo parlando di una cifra che, come accennato, complessivamente vale circa 50 miliardi di gettito all’anno. Proprio su questi numeri i ministri dell’esecutivo Letta dovranno lavorare per far quadrare i conti. Si va ad esempio dagli 11,6 miliardi di Imu pagata dalle imprese, ai 6,3 miliardi versati invece per seconde case, negozi e uffici. E poi avanti con i circa 5 miliardi che derivano dalla prima casa e 8 miliardi di Iva che gravano su tutte le transazioni che hanno ad oggetto gli immobili. Non si può poi dimenticare l’ultima arrivata, la nuova tassa sulla spazzatura, la Tares, che da sola rappresenterà in questo 2013 di esordio, una mazzata da circa 6 miliardi. Una cifra simile a quella generata dall’Irpef . E l’elenco si potrebbe poi completare con altre voci minori rappresentate ad esempio dall’Ires o dalle spese per registro e bollo. Un menù ricco, in cui il governo ha deciso di mettere le mani, per provare a dare un volto più umano e più sopportabile alla tassazione sulla casa.
Imu sospesa primo passo, ma per andare dove?
Il primo provvedimento adottato, in via del tutto emergenziale tramite un decreto, è stata la già citata sospensione della prima rata dell’Imu. Una decisione che però ha subito chiarito quali siano i rischi che si corrono nel toccare qualche elemento di una tassazione più generale, senza una vera riforma complessiva. All’appello a giugno mancheranno infatti circa 2,4 miliardi di euro, e siccome questi erano soldi che sarebbero finiti nelle casse dei Comuni, questi ultimi hanno sì accettato il congelamento della rata decisa dal governo, ma hanno anche subito chiesto allo Stato centrale compensazioni per poter fare fronte alle proprie spese. Lo stesso accadrà, ad esempio, nel caso si decidesse la totale abolizione dell’Imu sulla prima casa, un provvedimento che potrebbe costare, come più sopra accennato, ben 5 miliardi di euro. A questo punto la domanda è: dove prendere questi soldi?
Aumento dell’Iva
Qualcuno ha pensato di sfruttare l’aumento dell’Iva già programmato per luglio che, facendo salire l’aliquota del 21% al 22%, dovrebbe portare nelle casse dello Stato circa 2 miliardi di euro. Una cifra quasi sufficiente, come si vede, a coprire una parte del buco che si verrà a creare con la sospensione dell’Imu di giugno. Peccato però che in queste ore il governo stia seriamente pensando, e per fortuna diciamo noi, a rinviare anche l’aumento dell’Iva che potrebbe portare, secondo molti osservatori, a un calo ulteriore dei consumi e quindi a un peggioramento ulteriore della situazione. Non resta dunque che guardare nel ginepraio della tassazione sulla casa per trovare i soldi. C’è chi pensa che ci potrebbe essere un forte inasprimento della tassazione sulla seconda casa. Ma neanche questa sarebbe la soluzione ideale, visto che in Italia l’acquisto di una seconda abitazione spesso rappresenta una sorta di investimento del proprio risparmio, e dunque colpirebbe duramente non solo la grande proprietà, ma anche tanti piccoli risparmiatori. Un dilemma non da poco dunque, che toccherà al governo sciogliere nelle prossime settimane.