Iva, Imu e Tares. Ci aspetta un Natale con l’acqua alla gola

Prima avrebbe dovuto essere l’ingorgo fiscale d’estate. Poi venne il governo Letta che tutto rimanda, ma nulla risolve o cancella, e allora siamo passati all’ingorgo di Natale. Potremmo riassumere così il destino che attende noi contribuenti con l’esecutivo, alle prese tra tagli e dilazioni, che tiene in serbo una spiacevole sorpresa per la fine dell’anno. È ovvio che, a forza di rimandare Imu, Iva, Tares e chi più ne ha più ne metta, il conto si allunga. E alla fine purtroppo dovremo saldarlo con tutti i ricarichi del caso. Ed è un po’ quello che sta succedendo in questo momento, a sentire soprattutto l’autorevole denuncia che arriva dalla Cgia di Mestre. L’associazione che riunisce piccole aziende e artigiani ha fatto due conti, scoprendo che molte piccole imprese saranno chiamate alla fine dell’anno a un esborso complessivo che potrà variare tra 11mila e 56mila euro. Una cifra nella quale oltre alle imposte citate, sono stati ricompresi anche gli ultimi aumenti degli acconti di Ires e Irap, figli del rinvio di tre mesi dell’aumento dell’Iva. E allora prepariamoci fin d’ora a una fine d’anno con i fuochi d’artificio fiscali. Altro che festeggiamenti. La situazione diventerà ancora più allarmante se si considera che già ora le piccole imprese, come d’altronde tanti lavoratori autonomi e tanti professionisti, soffrono di una cronica mancanza di liquidità dovuta al posticiparsi continuo dei pagamenti. Figuriamoci cosa potrà accadere verso la fine dell’anno, quando già normalmente molte attività arrivano con l’acqua alla gola. Ma andiamo a vedere nel dettaglio il menù di aumenti e rincari che ci aspettano per Natale.
Iva, un aumento che comunque arriverà
Come tutti sanno il governo ha deciso per il momento di posticipare di tre mesi il rincaro dell’aliquota del 21% che doveva salire al 22%. Tutto rimandato al primo ottobre quando dunque il rincaro scatterà e i primi effetti si cominceranno a sentire proprio a novembre, quando i soggetti che versano l’Iva con scadenza mensile cominceranno a fare i propri versamenti. Su questo fronte resta solo una flebile speranza che a ottobre l’aumento in questione possa essere nuovamente rimandato a gennaio del 2014. Il governo ha fatto intendere che è un’idea allo studio, ma intanto bisognerà trovare circa un miliardo di euro di copertura, cosa evidentemente non facile di questi tempi.
Tares, rifiuti a peso d’oro
Uno stop momentaneo è stato messo anche all’entrata in vigore della Tares, la nuova tassa sulla spazzatura, che doveva scattare a luglio per sostituire le vecchie Tia e Tarsu. Un cambio di imposta che, è stato stimato, avrebbe comportato aumenti generalizzati anche dell’ordine del 30% rispetto alle vecchie imposte. Intanto, i Comuni ancora non si sono organizzati per definire le nuove aliquote in base alle quali sarà calcolata l’imposta. Questo significa che se si pagherà una prima rata a settembre, i veri conti si faranno a dicembre quando verranno stabiliti i saldi in base proprio alle aliquote definitive. Ed è inutile nascondere il fatto che ci saranno brutte sorprese. Senza contare che ancora non è del tutto chiaro quale sarà il destino ultimo della Tares. Il governo, infatti, starebbe studiando l’ipotesi di fondere questa tassa con l’Imu, l’imposta sugli immobili, facendo nascere una nuova tassa unica dei servizi. In questo caso, il saldo di fine anno potrebbe essere allora ancora più pesante.
Imu, in attesa di novità
Uno dei capitoli più intricati resta quello della tassa sugli immobili. Rinviata la rata di giugno, si attende che il governo decida se vuole cancellare del tutto l’Imu sulle prime case, oppure optare per una soluzione che agganci il versamento alla dichiarazione Isee, in modo che i più ricchi paghino di più. Per il momento si naviga a vista, e purtroppo nella peggiore delle ipotesi potremmo essere chiamati a dicembre a pagare un saldo finale che sarà per tutti decisamente pesante. Chissà che però nel frattempo il governo Letta non trovi il modo di decidere qualcosa, che non sia transitorio, a beneficio dei contribuenti ovviamente.