Iva, in quarant’anni è quasi raddoppiata

Quarant’anni esatti per passare dal 12 al 22%, un aumento di 10 punti percentuali compiuto salendo sette gradini. L’imposta sul valore aggiunto (Iva) nasce in Italia nel 1973 con l’aliquota ordinaria fissata al 12%, percentuale che attualmente è invece del 21% e che il 1° luglio 2013 diventerà del 22%. L’ultimo rialzo appena stabilito dal Governo nel ddl di stabilità è il settimo nella storia dell’imposta.
L’Iva infatti era stata portata dal 12 al 14% nel 1977, per poi salire al 15% nel 1980 e al 18% nel 1982. Sei anni di stabilità e poi il salto al 19% nel 1988. L’ultimo ritocco prima dei recenti provvedimenti era stato nel 1997 con il passaggio al 20%.
Dopo quattordici anni di tranquillità, la situazione di crisi economica ha spinto purtroppo al rialzo l’Iva che il 17 settembre 2011 è passata al 21%. Adesso l’ultimo ritocco e l’aumento di un altro punto percentuale da luglio 2013.
Con un’aliquota ordinaria del 22% l’Italia non è comunque il Paese europeo con l’Iva più alta. Questo primato spetta all’Ungheria con il 27%, seguita da Danimarca e Svezia (entrambi con un’aliquota Iva del 25%). Al 24% troviamo la Romania, mentre Irlanda, Polonia, Portogallo, Grecia e Finlandia hanno portato l’aliquota al 23%. I Paesi europei con l’aliquota Iva più bassa sono Lussemburgo (15%, il minimo previsto dalla normativa europea), Cipro (17%) e Malta (18%).
Negli ultimi anni diversi Stati hanno scelto di aumentare le aliquote dell’Iva. Si tratta di una strada che sposta la tassazione dal reddito prodotto a quello consumato, con l’inevitabile effetto di provocare un aumento dei prezzi. Il tutto si ripercuote sul livello dei consumi e finisce quindi per danneggiare anche noi lavoratori autonomi, che risentiamo pesantemente degli effetti negativi dell’incremento dell’imposta.