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Lavoro

Lavoro part time, la tua pensione sarà un problema serio

Published by
Ilaria Macchi

Fare un lavoro part time può non essere ideale in vista della pensione che si percepirà, saperlo potrebbe portare ad agire diversamente.

Districarsi tra professione e famiglia non è mai semplice, soprattutto per chi presta servizio in un’azienda lontano da casa e finisce così per arrivare a varcare la porta a sera tarda. Questo non è certamente ideale per chi ha bambini piccoli, che possono stare insieme ai genitori prevalentemente nel weekend (sempre che non si debba fare un turno anche in quel momento).

A volte lavorare part time è una scelta quasi obbligata – Foto | Lamiapartitaiva.it

Situazioni come questa possono così portare a scelte che possono essere dolorose ma necessarie. Tante, infatti, optano per un lavoro part time, che consente di trascorrere gran parte del pomeriggio a riposo e avere del tempo anche per sé. Del resto, chi non lo fa destina parte del suo guadagno a una baby sitter, per questo si finisce per ridurre il numero delle ore, così da occuparsi personalmente di loro.

Il lavoro part time è sempre la soluzione migliore?

Puntare su un lavoro part time non è sempre così semplice, soprattutto perché non tutte le aziende prevedono questa soluzione, ma è soprattutto per alcune donne la scelta migliore per dedicare del tempo alla famiglia. Questo inevitabilmente comporta una riduzione dello stipendio, ma c’è chi lo ritiene un sacrificio necessario pensando che si debba innanzitutto lavorare per vivere e non vivere per lavorare. Optare per la seconda mossa, infatti, può aumentare lo stress e, di conseguenza, anche la possibilità di ammalarsi.

Non è però mai troppo presto per pensare alla pensione e al momento in cui si raggiungerà quel traguardo. Evitare il full time può essere una mossa che si può pagare a caro prezzo e che può ritardare non di poco il momento in cui si raggiungerà la fine della propria carriera. Il motivo non è difficile da individuare: non sempre un anno di lavoro corrisponde esattamente a un anno di contributi: Questo può accadere solo se la retribuzione annua percepita è almeno pari alla soglia minima fissata dalla legge.

Spesso sono sorpattutto le donne a optare per un lavoro part time – Foto | Lamiapartitaiva.it

Non ci sono grandi differenze in questo ambito se si decide di puntare su un lavoro part time orizzontale, verticale o misto purtroppo. A fare la differenza è la retribuzione settimanale che si percepisce, che deve essere almeno pari al 40% del trattamento minimo di pensione (mensile) in vigore, valore che viene aggiornato di anno in anno, così da renderlo consono il più possibile al costo della vita attuale. Nel 2024, in modo particolare, chi ha la pensione minima riceve 598,61 euro, se si vuole che vengano riconosciuti appieno i contributi è necessario ricevere almeno una retribuzione settimanale di almeno 239,44 euro lordi.

Come cambia l’importo?

Il momento in cui si raggiungerà la pensione non rappresenta però l’unico problema per chi fa un lavoro part time. Ricevere una cifra più bassa rispetto a chi fa un full time inevitabilmente condiziona anche l’importo che si andrà a percepire quando si andrà in pensione, a meno che la situazione non sia destinata a cambiare.

I più penalizzati sono certamente i lavoratori che hanno iniziato a prestare servizio dopo il 1996, la cui pensione viene calcolata esclusivamente con il sistema contributivo.

È possibile fare un esempio pratico. Chi è arrivato a 67 anni potrebbe avere maturato 20 anni di contributo, validi per la pensione minima, ma a fronte di 38 anni di lavoro. Chi ha uno stipendio annuale di 6.500 euro, arriva ad accantonare 2.145 euro di contributi (il 33% della retribuzione imponibile). Sulla base dei parametri attuali avrebbe una pensione lorda di 4.635,63 euro l’anno, appena 356,58 euro al mese

 

Ilaria Macchi

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