Sigaretta elettronica, arriva la tassa e parte la protesta

L’ultima gabella che si è inventata il nostro governo prevede l’applicazione di un’imposta di consumo (accisa) pari al 58,5% sulle sigarette elettroniche, sulle parti di ricambio e sulle ricariche. Di certo, tale imposta provocherà un danno incalcolabile a chi su questo mercato ha deciso di puntare il proprio lavoro e il proprio denaro. Tuttavia è anche vero che il settore del fumo digitale vada assolutamente regolamentato. Eppure la sigaretta elettronica non può essere paragonata in tutto e per tutto alla sigaretta tradizionale perché ciò “equivale a mettere sullo stesso piano un prodotto che uccide con uno che fa molto meno male. Un concetto questo riaffermato da soggetti quali l’Istituto Superiore di Sanità, dal prof. Umberto Veronesi e tanti altri”. È quanto sostiene Massimiliano Mancini, presidente dell’Associazione Nazionale Fumo Elettronico. E per rendere più evidente il suo dissenso, l’associazione ha indetto per il prossimo 9 luglio una manifestazione di protesta proprio davanti a piazza Montecitorio.
“Distruggere il mondo dei produttori, distributori e commercianti del settore della sigaretta elettronica, sviluppatosi in Italia negli ultimi 24 mesi – continua Mancini – vuol dire distruggere un mondo fatto di 3.000 imprese e 5.000 persone che hanno investito cifre importanti, spesso frutto di liquidazioni da lavoro perso, e in gran parte ancora da recuperare. Persone che hanno affittato negozi vuoti mentre tutti li chiudono, assunto giovani in un momento in cui tutti licenziano, che pagano abbondanti tasse tra IRPEF, IRES, IRAP, IVA e dazi doganali. Tutti soldi che sino a ieri lo Stato non incassava”!