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Il Covid-19 ha massacrato le partite Iva

Notizie 28 Gennaio 2021
Partite iva massacrate dal covid

Il Covid non ha fatto sconti a nessuno e chi più chi meno, quasi tutti i settori e le categorie sono state colpite. Eppure ci sono stati alcuni che più di altri, hanno dovuto pagare un prezzo decisamente più salato. Le libere professioni in particolare hanno subìto un impatto violentissimo e questo, purtroppo, lo dicono i numeri.

La triste fotografia del settore professionale che emerge dal “V Rapporto sulle libere professioni in Italia 2020″, curato dall’Osservatorio libere professioni di Confprofessioni, coordinato da Paolo Feltrin non lascia spazio a interpretazioni. Nel primo semestre 2020, oltre 30 mila liberi professionisti (perlopiù donne) hanno dovuto chiudere la propria attività a causa della forte crisi causata dalla pandemia. “A questi si aggiungono circa 170 mila lavoratori autonomi su una platea di oltre 1,5 milioni bloccati già durante il primo lockdown (dati al 3 maggio 2020).

I settori più colpiti

I settori professionali più colpiti sono quelli legati al commercio, finanza e immobiliare che hanno subito un calo di quasi il 14% nel primo trimestre del 2020. Si rilevano però significative contrazioni anche tra le professioni dell’area tecnica (-5,7%) e amministrativa (-2,5%).

I liberi professionisti

Molto pesante il bilancio anche per i professionisti. Fra questi, i datori di lavoro nel primo trimestre del 2020 registrano una flessione del 16,7% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. La contrazione si manifesta principalmente nel Nord Italia (-23,9%), dove scende anche il numero di liberi professionisti senza dipendenti, e nel Centro Itali (-28,3%). Sembra andare in netta controtendenza il Sud Italia, dove la variazione risulta invece positiva per entrambe le componenti e a crescere è soprattutto il numero di datori di lavoro (+15,9%).

Lo stato di emergenza

Lo stato di emergenza economica dei professionisti è confermato anche dal pesante ricorso alle misure di sostegno messe in campo nei vari DPCM varati durante la pandemia. Nel mese di aprile le Casse di previdenza professionali hanno accolto oltre 400 mila domande per l’indennità dei 600 euro, introdotta dal decreto ‘Cura Italia’. A maggio sono state quasi 5 milioni le domande pervenute all’Inps di lavoratori autonomi iscritti alla gestione separata, con una percentuale di accoglimento che supera l’80%.

Le categorie colpite

Ma quali sono le categorie che hanno fatto maggior ricorso alle indennità? Ai primi posti ci sono psicologi e geometri, con una percentuale di domande presentate superiore al 60%. Seguono gli avvocati, gli ingegneri, gli architetti, e i veterinari con percentuali intorno al 50%. Tutte le altre categorie si attestano sotto il 40%, mentre in coda, sotto il 12% troviamo quasi tutte le professioni sanitarie e i notai.

“L’impatto del Covid 19 sul lavoro indipendente – commenta il presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella – è stato pesantissimo. Nei primi sei mesi del 2020 l’intero comparto perde circa 170 mila lavoratori, di cui 30 mila sono liberi professionisti. Tale flessione va valutata tenendo d’occhio anche le dinamiche di lungo periodo. Per ragioni strutturali, nell’ultimo decennio il lavoro indipendente era già sotto pressione (-735 mila lavoratori circa), colpito da una silenziosa rivoluzione interna nei flussi di entrata e di uscita”.

Ma purtroppo le cattive notizie non sono finite: “Nelle fasce di età più giovani mancano all’appello quasi 1 milione di persone: un crollo solo in parte compensato dalle fasce di età più̀ anziane e dai nuovi ingressi dei laureati (+372 mila), che di norma si vanno a collocare tra i liberi professionisti”.

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