Accompagnate alla porta l’acida passionaria

Erano passate poche ore dalla fine del discorso del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Parole lucide e taglienti. Commoventi. Degne dell’ultimo padre della Patria. Ebbene, a poca distanza di tempo in televisione si sono confrontati il nuovo che avanza del Pd e il vecchio, incollato alla sua immarcescibile poltrona, dell’ex Pd: Matteo Renzi e Rosi Bindi. Il primo a Otto e mezzo da Lilly Gruber, la seconda a Porta a Porta da Bruno Vespa.
Mai come ieri sera il sindaco di Firenze è apparso così deciso e aggressivo. Proposte concrete in piena sintonia con quanto aveva detto Giorgio Napolitano nel suo discorso alle Camere riunite. Parole di chi ha ben compreso quale sia la strada da intraprendere per portare questo dannato Paese fuori dalle secche. Insomma, un giovane saggio che ha ben compreso che bisogna fare presto e bene ciò che serve. A qualunque costo. Lavoro, occupazione, fisco, burocrazia. Ha snocciolato il suo rosario di proposte. Ha dimostrato da avere studiato e di continuare studiare come scrivere il primo capitolo della nuova storia d’Italia. Non si è rifugiato nel politichese ha parlato dritto negli occhi e al cuore di chi lo ascoltava. Delle due l’una: o è un grande attore, oppure è uno che ci crede davvero. Sposiamo totalmente la seconda ipotesi.
A pochi chilometri di distanza nel salotto di Vespa si respirava, invece, l’acre odore della muffa. Rosi Bindi ha dato il peggio di se stessa. Una serie di incredibili niet tipici della passionaria inacidita dal tempo che non si vuol arrendere al fatto di essere ai margini. Vuole sguazzare nel tuorlo dell’uovo, ma non riesce a tuffarsi nemmeno nell’albume. Eppure era lì. C’è da chiedersi chi è il folle che l’ha mandata. Tra l’incredulità dei presenti ha posto una serie di improbabili paletti alla possibilità di governare con il Pdl. Con i drammatici problemi che stanno strozzando le imprese, famiglie e giovani ha messo in testa ai suoi macabri pensieri il conflitto di interessi e il falso in bilancio. Di più. Non solo ha chiuso la porta in faccia alla possibile candidatura a premier di Enrico Letta, ma ha sostenuto che nessun uomo o donna di prima fascia del Pd partecipasse al governo. Ma dove vive? La sordità della politica alla quale ha fatto esplicito riferimento Napolitano per lei non è episodica è strutturale. Se questo è il contributo che può portare il Pd al nuovo governo allora stiamo freschi. Qualcuno nel suo partito dovrebbe prenderla da parte e invitarla, senza troppi fronzoli, a uscire dalla porta. Di servizio. E per sempre.