Arriva il decreto semplificazioni: partite Iva più internazionali
La prima prima pagina del Sole 24 Ore di oggi lunedì 27 maggio ha un titolo bellissimo: “Fisco semplice al traguardo, ora tocca a lavoro e imprese”. Altrettanto meraviglioso l’attacco dell’articolo che ci informa, fra l’altro, che “sarà anche snellito l’iter per autorizzare le partite Iva a operare nell’Unione europea”. Una frase che fa sognare, perché sembra che se i clienti a casa nostra non ci sono (o peggio, ci sono ma non pagano) potremmo più facilmente andare a cercarci altri incarichi (e altri clienti) nel resto d’Europa senza sprofondare in quella palude di burocrazia che fino ad oggi ci ha impedito di farlo. In questo modo l’Unione invece di essere l’arcigna matrigna che finora ci ha imposto solo tasse e rigore potrebbe tornare ad essere un’opportunità per molti sfruttando la nostra competitività in Paesi dove le retribuzioni sono ben più alte. E il (prossimo) famoso idraulico polacco tanto temuto dai francesi qualche anno fa potrebbe diventare un idraulico (o un tecnico informatico) italiano. O no?
Purtroppo il titolo ottimista cerca di dissimulare la solita zuppa che anche Il Sole 24 Ore riconosce, solo a voltare pagina, con titoli già più prudenti se non sconsolati: “Quel cambio di passo che il paese ancora aspetta”, “Ma il calcolo delle imposte resta troppo complesso”, “Buoni principi ma solo sulla carta”.
Sistema Vies
Nella fattispecie le novità previste per le partite Iva ci dicono che “l’obiettivo è rendere meno complicato l’iter per operare nell’Unione europea”. Ma, appunto, questo per ora resta solo un obiettivo che si sostanzierà in un prossimo “decreto semplificazione” (il primo del governo Letta) che vedrà la luce probabilmente entro fine maggio. Fra le misure previste una semplificazione degli studi di settore che rientrerebbero nell’Unico e non richiederebbero più una presentazione a parte, con contestuale abolizione dell’obbligo di compilazione delle schede carburante per chi paga con moneta elettronica. In più diventerebbe automatica l’iscrizione delle partite Iva al VIES (VAT International Exchange System, il sistema comunitario di compensazione automatica dell’Iva fra gli stati membri per impedire le frodi) che è oggi uno dei requisiti per poter operare (comprare o vendere) a livello comunitario. Oggi bisogna fare richiesta e aspettare (anche mesi) che l’Agenzia delle entrate controlli se la partita Iva che chiede l’iscrizione ne abbia i requisiti. Con il nuovo decreto l’Agenzia potrebbe invece solo intervenire in seguito se la partita Iva i requisiti non ce li ha. Inoltre verrebbero semplificati i criteri per la denuncia dei crediti di imposta nell’Unico: finalmente gli acquisti all’estero, per esempio di software, diventeranno più facili da scaricare. Non andranno inoltre più segnalati gli scambi con i paesi black list, purché al di sotto dei 500 euro.
Tutto qui? Tutto qui, anche se la novità più importante del decreto potrebbe essere la tanto pubblicizzata limitazione ai poteri di Equitalia in materia di fermi, ipoteche e procedure esecutive. Le semplificazioni previste secondo l’Agenzia delle entrate saranno 130, ma finché il decreto non sarà approvato ci sarà da fidarsi?
Pressione fiscale
Nel frattempo, quello che è certo è che la pressione fiscale in Italia è cresciuta ancora: secondo la Confesercenti quest’anno in Italia si lavorano mediamente 162 giorni solo per pagare il fisco: il “Tax freedom day”, l’ultimo giorno di lavoro per pagare i debiti con lo Stato, è scivolato al 12 giugno, mentre nel 1990 scattava a maggio.
Alla Confesercenti fa eco la Cgia di Mestre la quale sostiene che dal 2003 i contribuenti italiani hanno visto aumentare di 17 giorni il periodo per pagare imposte, tasse e contributi: se 10 anni fa occorrevano 148 giorni, nel 2012 ne sono stati necessari 165.