Basta menzogne, vogliamo i dati veri sull’occupazione

Lo abbiamo già detto nell’articolo Basta poltrone, l’emergenza vera è il lavoro e lo ripetiamo ancora: mentre le forze politiche litigano per la spartizione dei posti di potere e in vista della formazione di un eventuale governo, l’Italia sprofonda giorno dopo giorno in una palude dalla quale sarà sempre più difficile uscirne. Perché la realtà del lavoro è ben più grave di quell’11,7% di disoccupazione registrato a fine 2012 che rappresenta comunque 3 milioni di italiani a spasso, ma non fotografa affatto la posizione del Paese nella sia pur gravissima crisi continentale. Continuare a sostenere che il nostro tasso di disoccupazione è sotto la media di quello europeo (11,7% invece dell’11,9%) è una cortina fumogena. Anche quello che ripetono i sindacati, cioè che ci sono 2 milioni di posti di lavoro a rischio entro i primi mesi del 2013 (un milione di cassaintegrati, un milione di dipendenti di aziende a rischio chiusura) che potrebbe proiettare il tasso di disoccupazione verso il 20%, non è sufficiente a fotografare la gravità della situazione. Perché dal computo mancano gli autonomi, quelli che per le aziende e con le aziende lavorano ma non sono assunti da nessuno.
Di cosa stiamo parlando?
Le cifre su disoccupati e occupati, in realtà, non raccontano la verità. Quelle sui disoccupati, in particolare, perché si “dimenticano” di 14,2 milioni di inoccupati, popolazione “attiva” (fra i 16 e i 64 anni, esclusi gli studenti e i disabili: più del 23% degli italiani) che un lavoro non ce l’ha e non lo cerca. Quelle sugli occupati “ufficiali” invece si dimenticano della massa dei pensionati, che in Italia sono oltre 13 milioni (quasi il 22% della popolazione: siamo una delle nazioni più longeve della terra dove solo gli ultra 65enni sono più di 12 milioni). Conclusione: il lavoro in Italia è sempre più un bene raro e prezioso. Quanto? Fare i conti non è facile, perché i dati diffusi da Eurostat non sono aggiornati (questi che vi presentiamo sono riferiti a inizio 2012, mentre la crisi avanza rapidissima) e perché mancano dei pezzi, per esempio sulla popolazione attiva della Germania.
Paese | Popolazione residente (mln) | Tasso di occupazione (16/64 anni, salvo studenti)* |
Popolazione attiva (16/64 anni, salvo pensionati e invalidi) |
Germania |
81,843 |
75,7% |
Dato non rilevato |
Francia |
65,327 |
69,3% |
40,6% |
Regno-Unito |
62,989 |
73,6% |
44,7% |
Italia |
60,820 |
61,2% |
37,7% |
Spagna |
46,196 |
61,6% |
41,2% |
Polonia |
38,538 |
64,8% |
43,5% |
*Gente che effettivamente lavora in percentuale della popolazione attiva.
Elaborazione “La mia partita Iva” su dati Eurostat fine 2011
Già i dati sul tasso di occupazione rivelano che l’Italia è l’ultimo paese europeo in classifica, Grecia a parte. Ma è il dato sulla popolazione attiva, cioè quanti effettivamente lavorano o cercano lavoro sul totale della popolazione, che lascia sbalorditi. Tenendo presente che nel frattempo la percentuale è probabilmente ancora scesa.
Che cosa dobbiamo aspettare perché la nostra politica intervenga?