Convegno Inaz, dentro la crisi del lavoro

“Il lavoro è al centro dell’attenzione politica e sociale del Paese? Dovrebbe, ma non è così. La colpa è di tutti, anche della cultura che non ha sostenuto a sufficienza le partite Iva, il lavoro autonomo, intraprendente e imprenditoriale”. L’amara critica è arrivata ieri dall’economista Luca Meldolesi, intervenuto al convegno organizzato a Milano da Inaz “Idee per far ripartire il lavoro e le relazioni industriali”. Ciò che è emerso dal confronto, è la mancanza di sostegno al lavoro autonomo ma anche all’industria, sempre più bloccata dalla burocrazia, dall’incertezza normativa e soprattutto da un modello di relazioni industriali “preistorico” come lo ha definito l’economista Marco Vitale.
Testimonianza della differenza culturale nei rapporti sindacato-azienda è arrivata da Ludovico Bussolati, amministratore delegato di Same Deutz-Fahr azienda di Treviglio attiva nella produzione di macchine agricole che dal 1996 ha acquisito la controllata tedesca di cui porta il nome. Dal suo punto d’osservazione privilegiato sui due mercati, Bussolati ha confermato come “in Germania si discute animatamente con il sindacato, ma sempre nell’interesse dell’azienda, mentre in Italia i temi strettamente aziendali esulano sempre alla contrattazione”. Una differenza che può diventare decisiva anche in tema di pianificazione degli investimenti, come ha confermato Claudio Pinassi, amministratore delegato della bresciana Eredi Gnutti Metalli che nei giorni scorsi ha ricevuto dalla vicina Carinzia “l’invito” a spostare i 120mila metri quadri del suo stabilimento oltre confine.
Fra le varie rassicurazioni offerte dall’ente della Carinzia (risparmio del 28% sul costo dell’energia, burocrazia estremamente semplificata, velocità e snellezza del diritto del lavoro) anche la promessa di una controparte sindacale concentrata esclusivamente sul bene dell’azienda.
La conferma dell’urgente necessità di un cambio di rotta è arrivata anche dal sottosegretario al ministero del Lavoro Carlo Dell’Aringa, intervenuto ieri al convegno Inaz. “L’Italia ha sempre stanziato molti soldi per le problematiche del lavoro, ma la maggior parte delle risorse è destinata a sussidi e ammortizzatori, mentre per i servizi in grado di favorire l’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro si è fatto troppo poco”.