Decreto pagamenti, una lunga corsa con 650 ostacoli
E per fortuna che da mesi si ripete che si tratta di un decreto urgente Ci riferiamo al provvedimento emanato dal governo Monti che dovrebbe sbloccare nei prossimi due anni 40 miliardi di euro di pagamenti arretrati della Pubblica amministrazione nei confronti di imprese e professionisti. Ebbene, la sua approvazione è ferma, come prevede d’altronde la prassi parlamentare, nell’unica commissione attiva, quella speciale che è stata costituita proprio per dare il via libera al decreto in questione. Peccato, che sulla strada di questo via libera sia calato un vero e proprio macigno costituito da ben 650 emendamenti. Sì, 650 richieste di piccole e grandi modifiche al testo presentato dal governo, volute da partiti o anche da singoli parlamentari. Una mole tale di istanze che ormai appare quasi certo lo slittamento dell’approvazione del decreto a chissà quando.
Buone intenzioni, effetti deleteri
Certo, non si può non rilevare che molti degli emendamenti presentati contengano richieste più che mai sensate e che, lo diciamo senza nessuna remora, miglioreranno di certo l’impianto del decreto così come concepito dal governo Monti. Ci riferiamo ad esempio alla richiesta di ammorbidire il Patto di stabilità per i Comuni virtuosi, che permetterebbe a tanti sindaci che già ora avrebbero in cassa liquidità da spendere di aprire finalmente i cordoni della propria borsa. Oppure l’emendamento che chiede che vengano applicate in maniera più stringente le compensazioni tra i crediti che noi partite Iva vantiamo con lo Stato e i relativi debiti. Rendere dunque effettivo poter ottenere la restituzione di un debito, per esempio, grazie all’Iva a credito che magari attendiamo di ricevere da tempo immemore. E ancora, tra le modifiche richieste con più insistenza, quella che chiede l’introduzione di termini quanto mai stringenti per gli enti pubblici in tema di saldo dei pagamenti. Togliere dunque qualsiasi richiamo generico a futuri saldi, ma fissare date certe entro cui bisognerà dare corso a tutti i pagamenti arretrati. Si tratta dunque di richieste di totale buon senso. Peccato però che si vadano a perdere nel mare magnum di 650 emendamenti, che rischiano di avere l’unico effetto di rallentare l’approvazione di un decreto che noi partite Iva attendiamo come una salutare boccata d’ossigeno.
Patata bollente per il governo Letta
In questa situazione, l’unica cosa che si può sperare è che la vicenda venga presa di petto dal nuovo esecutivo che potrebbe operare una cernita degli emendamenti che ritiene effettivamente più utili a migliorare il vecchio decreto. A questo punto dovrebbe proporre una sorta di maxi-emendamento con relativo voto di fiducia che permetta un’approvazione quanto mai rapida del provvedimento in questione. In questo modo subito dopo l’estate, si parla del 15 settembre, potrebbero cominciare a scattare i primi pagamenti per imprese, professionisti e, più in generale, per tutte quelle piccole partite Iva che vantano debiti con la Pubblica amministrazione. Si tratterebbe di un primo segnale forte che il nuovo governo potrebbe dare circa le sue intenzioni di agire in maniera veloce e pratica nella risoluzione dei problemi che davvero in questo momento affliggono noi cittadini. Grazie al saldo di questi debiti infatti si rimetterebbe in circolo un po’ di liquidità, ridando impulso ai consumi che da mesi ormai languono a livelli inaccettabili.