Fondi europei: per coinvolgere le partite Iva il sistema c’è

I tanti, troppi sacrifici di questi ultimi mesi pagati a suon di rincari e di nuove tasse, perlomeno un piccolo risultato sembrano averlo avuto. L’Unione europea, dopo aver rinunciato a una procedura di infrazione nei nostri confronti, ha anche acconsentito che sul breve-medio termine il nostro rapporto tra deficit e Pil, fissato rigorosamente come tutti al 3% sul lungo periodo, possa essere, seppur di poco, sforato. In pratica questo significa che, grazie anche a una serie di fondi europei di cui potremo beneficiare, presto l’Italia avrà a disposizione 7 miliardi di euro da poter spendere. Ovviamente non si tratterà di spese che potremo decidere in maniera autonoma. Sono stati fissati, infatti, dei paletti anche se non proprio in maniera del tutto precisa e definitiva.
Via libera agli investimenti produttivi
Tecnicamente, secondo quanto predisposto proprio dalla Commissione europea, i famosi 7 miliardi di euro sopra menzionati, potranno essere utilizzati per quelli che in gergo vengono definiti investimenti produttivi. Come accennato, una definizione precisa di questa dicitura in realtà neanche a Bruxelles è stata fornita, ma per quello che finora si è inteso, dovrebbe trattarsi di tutte quelle spese che permettono di generare sviluppo economico e occupazione. E qui però le interpretazioni possono essere però le più diverse, con effetti che in alcuni casi potrebbero essere favorevoli per le partite Iva.
Grandi opere, occasioni per pochi
Secondo un luogo comune che anche questa volta si è confermato puntualmente, in molti ambienti governativi, la dicitura di investimenti produttivi è concepita per quelle infrastrutture che vanno sotto la definizione di grandi opere. Parliamo ad esempio della ferrovia ad Alta velocità, la famigerata Tav che tanti problemi sta generando in Val di Susa. Oppure ancora il tunnel del Brennero, che dovrebbe aprire la strada a una delle direttrici di traffico europeo più importanti nel quadrante Nord-Sud. Oppure ancora la Variante di Valico, ossia il raddoppio dell’autostrada del Sole nel tratto appenninico tra Bologna e Firenze, che dovrebbe alleggerire la situazione in uno dei nodi stradali più trafficati di tutta la nostra rete stradale. Queste opere però come noto vengono realizzate da grandi imprese di costruzioni che nel migliore dei casi affidano subappalti a piccole aziende attive sempre però nel campo delle grandi infrastrutture. Diversi sarebbero gli effetti, soprattutto in termini di utilizzo di lavoro autonomo, se invece i 7 miliardi sopra menzionati venissero spesi in altro modo.
Infrastrutture che coinvolgono le partite Iva
Una delle idee più interessanti che circola in queste ore, è quella che le risorse che l’Europa ci mette a disposizione possano essere utilizzate per realizzare sì infrastrutture, ma diffuse sul territorio nazionale e non concentrate in una singola opera faraonica. Quello a cui si pensa è ad esempio un impegno finanziario per l’edilizia scolastica, con la costruzione di migliaia di nuovi plessi scolastici in giro per il Paese. Oppure ancora opere per la messa in sicurezza delle zone a rischio sismico oppure e a rischio allagamenti. Parliamo in questo caso di attività che potrebbero coinvolgere in maniera più attiva tantissimi lavoratori autonomi locali, soprattutto artigiani e professionisti. Ci auguriamo dunque che piuttosto che gettare soldi in grandi opere che il più delle volte vengono iniziate e mai terminate, questa volta con i soldi ottenuti grazie anche ai nostri sacrifici fiscali, si possano realizzare infrastrutture sul territorio che diano veri benefici alle popolazioni locali e soprattutto possano essere occasione di lavoro per migliaia di piccole partite Iva. Sarebbe un modo pratico e concreto per avviare quella ripresa economica di cui tutti parlano ma nessuno sa bene come far partire.