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La Mia Partita IVA • News • Politica • Invece di straparlare diteci se esiste un’alternativa al rigore

Invece di straparlare diteci se esiste un’alternativa al rigore

Politica 16 Giugno 2013

Se qualcuno avesse avuto ancora qualche dubbio, adesso è chiaro: i vertici mondiali che governano l’economia sono pazzi. Perché? L’autorevole sito del Washington Post l’altro giorno riportava i risultati dell’ultima riunione della Banca Mondiale, una delle istituzioni chiave per il governo della moneta e gli indirizzi economici nel mondo. Spiegava che l’analista capo e vice presidente dell’Istituzione, l’indiano Kaushik Basu, prevedeva per il 2013 una «lenta, moderata ma costante ripresa dell’economia mondiale, in particolare grazie alle azioni di correzione prese dai governi europei e alle manovre di stabilizzazione dell’euro».

Dieci minuti dopo le agenzie di stampa battevano la sintesi diffusa dalla Banca Mondiale dopo il discorso di Basu: «Previsioni peggiorate per l’economia mondiale: Pil europeo a -0,6% nel 2013 rispetto alla precedente stima di -0,1%». Se non è schizofrenia questa…

 

Di sicuro, ormai, nessuno difende più a spada tratta la linea di rigore e di risanamento forzato dei conti imposta dalla Germania e dai Paesi del Nord Europa (Olanda e Finlandia in prima linea) all’eurozona. Si è scoperto che lo studio dei due economisti di Harvard Carmen Reinhart e Kenneth Rogoff su cui è stata basata la politica europea degli ultimi anni (se non si riduce il debito sotto al 90% del Pil le economie non possono crescere) era basato su conti semplicemente e clamorosamente sbagliati,  era un’enorme bufala. Due settimane fa perfino Christine Lagarde, presidente del perfido Fondo monetario internazionale, considerata l’ala dura della troika che spinge l’Europa al risanamento forzato (Fmi, Bce, Bundesbank) ha ammesso che «di troppo rigore si muore: imporre un risanamento forzato così violento alla Grecia e agli altri Paesi del sud Europa è stato un errore». Nel frattempo perfino Angela Merkel, la tremenda cancelliera tedesca, sta decisamente ammorbidendo i toni, avendo capito che se affonda il Sud Europa affonda anche l’economia tedesca e con essa anche la sua carriera politica.

 

Eppure… Eppure i soldi per rilanciare la ripresa, evitare l’aumento dell’Iva, tagliare un po’ di tasse sul lavoro in Italia non saltano fuori. Perché se per le autorità mondiali (ed europee) il rigore non è più la strada maestra, comunque per ritrovare un po’ di crescita chiede a noi italiani… un altro po’ di rigore, come chiarito dal “gentile” monito della Bce guidata da Draghi «rimanete sotto il 3% di rapporto deficit/Pil. Oppure…». Quando era il momento di decidere come spargere lacrime e sangue i nostri capi di governo (Monti in testa) erano chiamati in Europa ogni cinque minuti. Adesso di grandi vertici europei per ridefinire la linea, invece, non si sente molto parlare. Speriamo che a Bruxelles decidano di vedersi (e di vederci) per decidere quale musica suonare adesso (se possibile diversa) prima di scomparire tutti per le ferie estive.

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