L’accusa di Cazzola: “Conta solo il posto fisso”

«Un innalzamento al 33% non è sostenibile». Giuliano Cazzola, economista e già vicepresidente della Commissione Lavoro della Camera, commenta così l’aumento dei contributi da versare alla gestione separata dell’Inps, previsto dalla Legge Fornero.
Le dichiarazioni di Cazzola arrivano a pochi giorni dalla “rivolta delle partite Iva”, che con una lettera aperta dell’Acta, associazione del terziario avanzato, al Premier Enrico Letta, hanno manifestato tutto il disagio nei confronti delle norme messe in campo dalla politica, bocciando in toto il “decreto del fare” e il “pacchetto lavoro”.
La posizione di Acta
Acta non si è limitata, poi, alla sola denuncia, ma ha stilato un elenco di punti fondamentali, riportati sul Corriere della Sera del 2 luglio, su cui il governo dovrebbe lavorare come: “l’istituzione di un regime fiscale agevolato sul modello esistente nel Regno Unito che interessi i lavoratori con ricavi sotto i 70 mila euro; la richiesta di rivedere il sistema delle spese deducibili; l’applicazione di aliquote e anticipi definiti sulla media di tre anni di reddito e un nuovo rapporto con l’Agenzia delle Entrate. Domanda: perché le partite Iva rimangono strutturalmente fuori dall’agenda dei governi? Per Cazzola «certe forze concepiscono soltanto il lavoro dipendente a tempo indeterminato. Chi non presenta queste caratteristiche o è una vittima a cui si impedisce di salire nell’Olimpo del lavoro dipendente, oppure un carnefice che sfrutta se stesso o altri lavoratori». Per l’esperto di welfare anche alcuni sindacati non sono esenti da colpe «offuscati dal sospetto che hanno nei confronti del lavoro autonomo, spesso letto in chiave truffaldina».
Politiche sbagliate
Le partite Iva e i liberi professionisti sono stati poi penalizzati, sempre secondo Cazzola, da politiche sbagliate messe in campo dagli ultimi governi: «Sarebbe stato necessario abolire quegli irragionevoli criteri di reddito e di durata dei rapporti previsti dalla legge Fornero per riconoscere la correttezza dei contratti di consulenza o di collaborazione – afferma – anche perché non sono praticamente applicabili».
Morale della favola: i possessori di partita Iva continuano a vivere eccessivamente tassati, spesso dimenticati dalla politica, senza tutele, senza pensione certa.
Cazzola non è tenero nemmeno con i primi provvedimenti del governo in carica: «Il decreto del fare avrà degli effetti modesti. Quanto al pacchetto Giovannini – prosegue – punta più a introdurre, nei limiti delle risorse disponibili, degli incentivi economici piuttosto che a correggere i disincentivi normativi alle assunzioni disposti dalla legge Fornero. Il che non aiuta l’occupazione. Gli incentivi economici drogano il mercato del lavoro e, quando finiscono, si ripercuotono negativamente sull’occupazione. Inoltre, costano molto e non sono particolarmente efficaci, come sarebbe, invece, il superamento dei disincentivi normativi che peraltro non costano».