Legge di stabilità: tante chiacchiere, ma niente per le partite Iva

Gianpiero D’Alia, Ministro della Pubblica Amministrazione in quota UDC (fino ad oggi uno dei meno visibili del governo Letta) ci ha gentilmente informati che la legge di Stabilità fin qui presentata agli italiani può ancora cambiare in Parlamento, unendosi in coro a Guglielmo Epifani, Segretario del Pd, che aveva già proclamato il fatto che «la legge in Parlamento si può migliorare».
Ma allora a che cosa servono i cori di mugugni che si sono levati subito dopo la pubblicazione di un testo di legge (14 pagine con spiegazioni sul Sole 24 Ore) lunghissimo, complicatissimo e contestatissimo? Perché i sindacati (per verità in un primo momento solo la UIL, ma anche la Cgil di Susanna Camusso ci ha pensato un po’ e poi si è messa sul piede di guerra) minacciano di fare sciopero senza sapere che cosa c’è realmente nella legge?
Ancora una volta (e da questo sito lo abbiamo ripetuto all’infinito) si varano provvedimenti di legge fluviali che cambiano tutto per non cambiare niente. Forse neanche la pressione fiscale, come hanno sbandierato platealmente alcuni esponenti di governo. O forse no, le tasse comunque aumentano, come hanno protestato alcuni esponenti che del governo fanno parte.
Di sicuro di tagli alle tasse per gli autonomi non si parla neppure. Una piccola restituzione fiscale (dai 7 ai 14 euro al mese) si avrà (forse) solo per i dipendenti con uno stipendio netto mensile inferiore ai 1.700/1.800 euro. Per gli autonomi nessuna riduzione se non delle detrazioni per polizze vita e mutui, anche quelle ancora da definire per certo.
L’aumento dei bolli sulle operazioni bancarie è in realtà una piccola (ma non troppo) patrimoniale mascherata. Meno peggio sarebbe stato l’annunciato aumento del 2% della tassa sulle rendite finanziarie: in quel caso si sarebbe pagato solo in presenza di guadagni. I bolli si pagano anche se ci sono le minusvalenze: perdi soldi e ci paghi su le tasse.
Sul gioco delle tre carte della tassazione degli immobili (Trise, Tasi, Tari) che compensa in abbondanza la vecchia Imu sulla prima casa (la prima valutazione è di 366 euro all’anno in media per famiglia) l’unica voce sensata sembra quella del comico Luca Bottura, che su Radio Capital ha detto che il sistema è troppo complicato, così come i nomi. Probabilmente si arriverà alla fine a un tributo solo, il Contributo Unico Locale Omnicomprensivo. L’acronimo fatelo voi…
Di sicuro si rischia l’ennesimo assalto alla diligenza per spolpare uno stato già ridotto all’osso, tagliando ancora fette dei pochi sgravi che spettano a famiglie e persone fisiche (dunque anche agli autonomi) in cambio di poco o nulla per i dipendenti. E l’aumento strisciante delle tasse, già iniziato con l’aumento delle accise sulle sigarette di 40 centesimi a pacchetto, rischia di essere solo rimandato e neanche di molto. Nel mirino, già si è capito, ci sono sempre benzina, IVA sugli immobili (l’aliquota del 4 potrebbe passare al 7%) e l’aumento delle tasse su patrimoni e rendite finanziarie.
Nella speranza che la ripresa all’orizzonte non sia solo un miraggio, o i scarifici, come al solito, potrebbero non bastare.