Pagamenti arretrati della PA, ora fuori i soldi!
Continua la triste telenovela sui pagamenti arretrati della Pubblica Amministrazione, di cui lavoratori autonomi e partite Iva avrebbero bisogno come l’ossigeno, e che invece non si sa come sbloccare. E questo nonostante annunci e proclami vadano avanti da tempo e questa rappresenti una delle urgenze più grandi del Paese e della sua economia.
L’Europa fa il primo passo
Un primo segnale positivo era arrivato qualche giorno fa, quando l’Unione europea aveva dato il via libera allo sblocco di una certa quantità di risorse finanziarie italiane da utilizzare per il pagamento dei debiti che lo Stato vanta nei confronti delle imprese. Grazie a un accordo raggiunto tra il commissario italiano all’Industria, Antonio Tajani, e quello finlandese all’economia Olli Rehn, la Commissione europea aveva annunciato che avrebbe guardato con un occhio più benevolo eventuali sforamenti del Patto di stabilità causati da pagamenti arretrati della Pubblica Amministrazione. In totale si è parlato di somme che andavano dai 70 agli 80 miliardi di euro. Attenzione però, perché da qui in poi è iniziato un balletto di cifre che ancora non ha trovato soluzione.
Il governo pronto a stanziare 40 miliardi, anzi no 20
Di fronte a questo, forse inatteso, lasciapassare dell’Unione europea ci si sarebbe attesi un pronto recepimento da parte del governo. Invece no. Dapprima ci si è messo il sottosegretario all’Economia Gianfranco Polillo che, forse con qualche ragione, a sostenuto che per adottare un decreto in grado di sbloccare i fondi in questione, ci sarebbe voluto un governo nel pieno dei propri poteri. Cosa praticamente impossibile in quanto l’esecutivo Monti è in carica solo per il disbrigo degli affari correnti. Della precisazione di Polillo però il governo non ha tenuto conto. Tanto è vero che da poco è arrivato l’annuncio che per decreto si potrebbero sbloccare circa 40 miliardi. C’è però chi fa notare che solo 20 miliardi potrebbero arrivare nel 2013, forse prima dell’estate, per l’altra metà bisognerebbe attendere il 2014.
Ci vuole un Parlamento
Di fronte a questo apprezzabile gesto di buona volontà del governo esiste un problema. Per dare il via libera al provvedimento che sblocchi i miliardi in questione, ci vorrebbe un Parlamento funzionante e in particolare una Commissione parlamentare competente che possa dare il proprio assenso. Al momento però le Commissioni sono ancora in fase di composizione il che non fa che creare ulteriore confusione. A questo proposito, i nuovi presidenti di Camera e Senato, Pietro Grasso e Laura Boldrini, hanno annunciato che sarebbero disposti a istituire una commissione speciale, che esamini la questione. Per il momento si tratta ancora solo di intenzioni. Per questa ragione non c’è tempo da perdere.
I Comuni scalpitano
In tutta questa vicenda si inserisce poi la situazione paradossale di tante amministrazioni locali che avrebbero nelle loro casse soldi da spendere, ma che non possono farlo proprio per rispettare il Patto di stabilità. In questo senso i più agguerriti sono i Comuni e, a Radio 24, il presidente dell’Anci Graziano Del Rio ha annunciato che se i sindaci ottenessero il via libera della Commissione parlamentare speciale, potrebbero già di proprio mettere in campo 10 miliardi di euro. Cosa che, probabilmente, faranno anche di fronte alla mancanza di un segnale politico da Roma. D’altronde in questo senso c’è già un precedente: qualche giorno fa la Regione Sardegna ha votato una legge finanziaria regionale da 100 milioni di euro, che palesemente sfora il Patto di stabilità. Lo ha fatto denunciando, per bocca del proprio presidente Ugo Cappellacci, l’indisponibilità dimostrata da mesi dal governo a rivedere in maniera collaborativa alcuni parametri del Patto di stabilità che riguardava proprio la Sardegna. Per tagliare la testa al toro il consiglio regionale sardo ha votato una legge che in maniera unilaterale stabilisce nuovi vincoli finanziari. Insomma, una sfida aperta allo Stato centrale che potrebbe anche impugnare questi provvedimenti. Una sfida che ora potrebbero lanciare anche altre amministrazioni locali. In gioco c’è la sopravvivenza di migliaia e migliaia di lavoratori autonomi, partite Iva e imprese e dunque vale la pena di passare alle vie di fatto.