Ticket e ospedali, sulla sanità si abbatte la scure dei tagli
Un carrozzone che vale 110 miliardi di euro, con sprechi e sperperi incalcolabili. Queste è oggi la sanità italiana e questo è quello che per il 2013 Stato e Regioni hanno deciso di spendere. Proprio la sanità è una delle voci di spesa pubblica su cui il governo intenderebbe mettere le mani per cercare appunto di contenere i propri costi. Una necessità impellente, visto che le tasse sono state aumentate oltre l’immaginabile (anche se al peggio non c’è mai fine). Dunque se si vuole cercare di recuperare qualche risorsa aggiuntiva bisogna pensare a qualche taglio alla spesa: il servizio sanitario nazionale, da questo punto di vista, sembrerebbe l’obiettivo ideale. Il ministro della Sanità Beatrice Lorenzin ha già fatto i conti e ha annunciato che si potrebbero recuperare in tempi rapidi qualcosa come 10 miliardi di euro. Peccato che in questi ultimi anni di annunci di questo tipo ne abbiamo sentiti a decine, annunci che puntualmente si sono risolti nel nulla di fatto. Oggi però la situazione delle nostre finanze pubbliche quindi è possibile prevedere che qualcosa sarà fatto. Vediamo nel dettaglio quali sono le misure più immediate che il ministro Lorenzin intenderebbe adottare, in accordo con il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni, per ridurre gli sprechi della nostra sanità.
Ticket, un pozzo senza fondo
Il primo bersaglio che il governo intenderebbe colpire, è rappresentato dai ticket, o meglio dalla facilità con cui fin troppo spesso si ottengono le esenzioni. Secondo alcune stime presentate dal ministro Lorenzin, in Italia circa il 50% dei cittadini usufruirebbe di esenzioni dal pagamento del ticket. Si tratta della stessa percentuale che poi utilizza l’80% di tutte le prestazioni fornite dalla nostro servizio sanitario. È evidente che qualcosa non funziona, anche perché la percentuale degli esenti in alcune Regioni raggiunge addirittura il 70%. Il risultato di questa situazione lo conosciamo bene: quelli che pagano il ticket, ossia la minoranza, finiscono per sborsare cifre enormi, che devono coprire anche i buchi causati dai soliti furbetti. Per stroncare questo andazzo, il ministro della Sanità avrebbe intenzione di sganciare le esenzioni dai ticket dal reddito Irpef, sui cui evidentemente in tanti riescono a dichiarare il falso, legando la loro concessione alla dichiarazione Isee. Con il cosiddetto “riccometro”, soprattutto nella sua versione aggiornata e rivista, dovrebbe essere più semplice smascherare eventuali truffatori, riuscendo a distribuire il pagamento dei ticket in maniera più equa.
Acquisti standardizzati
Altro punto chiave su cui il governo ha intenzione di intervenire riguarda gli acquisti di materiale sanitario. In Italia capita molto spesso che due differenti Asl acqusistino uno stesso prodotto, dalla semplice siringa al macchinario per un’ecografia, pagandolo un prezzo che alle volte si scosta anche del 500%. Qualcuno o fa il furbo o fa la cresta. Per evitare tutto ciò si vorrebbe creare una centrale acquisti unica, che indica il prezzo più adeguato e più contenuto al quale le varie Asl dovranno uniformarsi. Solo una misura di questo tipo, una volta a regime, potrebbe portare risparmi complessivi per circa 10 miliardi di euro.
Medici di famiglia, non più solo ricette
I tempi di ospedalizzazione, ossia quelli che un paziente trascorre ricoverato nella corsia di un ospedale, sono un’altra fonte di spesa incalcolabile. Da questo punto di vista il programma di interventi prevede che siano resi più efficienti i servizi di assistenza domiciliare. Inoltre, i medici di famiglia non dovranno più servire soltanto a compilare ricette, ma avranno un ruolo molto più attivo, con i loro studi che dovranno essere attivi 24 ore su 24, fornendo a livello territoriale e locale l’opportuna assistenza, senza che i malati debbano ricorrere necessariamente a un ricovero ospedaliero. Anche in questo caso si tratta di una misura che permetterebbe a regime di risparmiare circa 3 miliardi di euro.
Digitalizzazione: la sanità del futuro
Infine, grande attenzione dovrà essere posta a tutti quei processi burocratici che se venissero opportunamente informatizzati farebbero risparmiare alle casse dello Stato una montagna di danaro. Il fascicolo sanitario elettronico, l’anagrafe degli assistiti e le ricette elettroniche, sono solo alcune delle soluzioni digitali che permetterebbero di accelerare e migliorare enormemente il servizio sanitario, con risparmi stimabili in circa 12 miliardi di euro. Insomma, le possibilità di tagliare e di migliorare il servizio sanitario ci sono, ma c’è davvero la volontà politica di farlo? I prossimi mesi ci diranno qualcosa di più in questo senso.