Roma, 31 ottobre 2025 – **L’Associazione Nazionale Commercialisti** ha deciso di fare il punto sulla situazione della categoria. Lo ha fatto con una lettera aperta, firmata dal presidente **Marco Cuchel** e indirizzata al direttore della testata specializzata Eutekne.info. La lettera, diffusa stamattina in occasione del **Congresso nazionale dell’ANC** a Roma, mette in luce non solo l’**orgoglio professionale** che spesso si celebra, ma anche le difficoltà concrete con cui molti commercialisti devono fare i conti ogni giorno.
## **Orgoglio e sfide sul campo**
Nella sua lettera, **Cuchel** è andato dritto al punto, senza fronzoli. Ha parlato di quel senso di responsabilità che da sempre caratterizza la professione. “Parliamo spesso di **orgoglio**,” si legge all’inizio, “ma troppo spesso restiamo in silenzio davanti ai problemi strutturali che dobbiamo affrontare.” Il riferimento è chiaro: pressioni burocratiche, sempre più adempimenti normativi e un rapporto complicato con la pubblica amministrazione. Un passaggio che ha raccolto il consenso dei più di 400 partecipanti seduti all’hotel Parco dei Principi. Qualcuno ha commentato sottovoce: “Non si tratta solo di numeri, qui c’è anche dignità.”
## **Un dialogo a metà con le istituzioni**
Per Cuchel il confronto con il governo resta spesso a metà strada. La categoria – ha ricordato – è chiamata a mettere in pratica ogni riforma fiscale o obbligo tributario, “ma raramente viene consultata mentre si scrivono le norme.” Negli ultimi mesi poi, ha sottolineato il presidente ANC, le nuove scadenze e gli obblighi digitali hanno messo sotto pressione soprattutto i piccoli studi. “Non possiamo far finta che vada tutto bene solo perché ce lo raccontano così,” ha scritto nella lettera. Tra gli ascoltatori c’erano diversi professionisti che hanno citato le attese interminabili al telefono con l’Agenzia delle Entrate, un segnale evidente di disagio.
## **Divari regionali e senso di isolamento**
Una parte importante della lettera affronta le differenze tra territori. In alcune zone del Paese – spiega Cuchel – il commercialista resta ancora un punto di riferimento per imprese e famiglie. In altre aree invece si assiste a un calo del peso sociale della categoria. L’ANC mette in chiaro che “la retorica dell’**orgoglio nazionale** non basta se non ci sono strumenti adeguati e investimenti mirati.” Nel pomeriggio, in un breve scambio in corridoio, un delegato calabrese ha confidato: “Da noi mancano sportelli pubblici efficienti e la digitalizzazione procede a rilento. I clienti sono confusi e noi facciamo fatica a dare risposte rapide.”
## **Responsabilità pesanti e richiesta di ascolto**
La lettera torna spesso sul tema delle responsabilità gravose. **Cuchel** scrive: “Un errore formale può costare caro, con sanzioni pesanti. Il commercialista deve stare attento a scadenze e procedure che cambiano continuamente.” Poi arriva una richiesta rivolta sia ai legislatori sia agli enti di controllo: “Serve un confronto vero, non uno solo formale.” Un invito chiaro a collaborare davvero. “Siamo pronti a fare la nostra parte,” conclude la lettera, “ma serve che sia reciproco.”
## **Reazioni in assemblea: tra speranza e realismo**
L’intervento di Cuchel ha suscitato reazioni immediate. Dalla platea sono arrivati applausi moderati ma sinceri. Un delegato padovano ha detto all’uscita: “Finalmente qualcuno mette nero su bianco quello che viviamo ogni giorno.” L’atmosfera resta tesa ma positiva: nessuno pensa che basti una lettera a cambiare tutto. Però molti hanno riconosciuto che riportare al centro i problemi quotidiani serve almeno a ricreare un po’ di comunità.
## **ANC apre al confronto concreto**
Il passo successivo sarà aprire un tavolo tecnico tra ANC e rappresentanti del Ministero dell’Economia. Il presidente Cuchel ha già fatto la richiesta ufficiale. L’obiettivo è avviare un dialogo stabile su digitalizzazione, semplificazione delle norme e tutela della professione. A Roma si aspettano risposte nei prossimi giorni. Intanto la base associativa chiede chiarezza sui prossimi sviluppi e sottolinea — con una punta di stanchezza — che il vero orgoglio professionale non si costruisce con gli slogan ma affrontando i problemi reali.
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