Regime dei minimi: occhio al limite dei 30mila euro!
Niente Irpef, Irap e Iva, ma solo un’imposta sostitutiva del 5%. I vantaggi del regime dei minimi sono tanti. Occhio però: per poter sfruttare questo regime agevolato dobbiamo rispettare i paletti fissati dal Fisco. Al venire meno di uno solo dei requisiti dovremo dire addio ai benefici. Vediamo quindi di capire quando rischiamo di non essere più considerati minimi.
Ricavi sotto i 30.000 euro
Il primo paletto importante da rispettare è il tetto massimo dei ricavi. Per poter essere minimi dobbiamo incassare meno di 30.000 euro all’anno.
Attenzione: incassare, non fatturare. Nel regime dei minimi vale infatti il principio di cassa per cui i ricavi si considerano soltanto quando sono incassati e, seguendo la stessa logica, i costi soltanto quando sono stati pagati.
Il tetto massimo di ricavi diventa più basso il primo anno di attività se cominciano a lavorare ad anno già in corso. In questo caso il limite dei ricavi deve essere “ragguagliato” all’anno. Ciò significa che se si inizia il 1° agosto 2012 il limite massimo di ricavi da non superare nel corso del 2012 è di 12.500 euro (30.000 x 5/12), mentre se iniziamo il 1° ottobre il tetto diventa di 7.500 euro (30.000 x 3/12).
Fatturare più dell’importo massimo significa uscire dal regime dei minimi. Ma da quando? La legge prevede che si esca dal regime dei minimi l’anno successivo a quello in cui si supera il tetto annuo di 30.000 euro di ricavi. Se però questo limite si supera di oltre il 50% (si incassa cioè più di 45.000 euro) la fuoriuscita dal regime è immediata.
Per esempio se nel 2012 incassiamo fino a 45.000 euro, usciamo dai minimi nel 2013. Se invece nel 2012 incassiamo più di 45.000 euro, usciamo dai minimi già nel 2012.
Niente assunzioni né esportazioni
Un altro paletto per poter essere considerati minimi è quello di lavorare senza avere né dipendenti, né collaboratori. Pertanto basta aver pagato una fattura di un collaboratore, oppure aver assunto un dipendente per fuoriuscire dal regime agevolato. Siamo considerati minimi soltanto se lavoriamo da soli.
In più, se la nostra attività consiste nella vendita di un prodotto, non ci possiamo permettere di effettuare vendite in Paesi al di fuori dell’Unione europea. In altri termini non dobbiamo effettuare esportazioni. Basta aver spedito una sola fattura a un cliente extra Ue per non essere più considerati minimi.
Pochi beni strumentali
Infine l’ultimo paletto da rispettare è il non aver acquistato negli ultimi tre anni beni strumentali per un importo superiore a 15.000 euro. In sostanza dobbiamo tenere sotto controllo i nostri investimenti. Il tetto dei 15mila euro abbraccia un triennio, pertanto se nel 2010 abbiamo acquistato beni strumentali per 4.500 euro e nel 2011 per 3.500 euro, nel 2012 possiamo investire al massimo 7.000 euro. Se invece nel 2012 acquistiamo beni per 8.000 euro siamo costretti a uscire dal regime dei minimi.
Sia nel caso dell’assunzione di dipendenti, sia nel caso delle esportazioni, come pure per l’acquisto di beni strumentali, la fuoriuscita dai minimi avviene l’anno successivo a quello in cui non si sono rispettati i paletti.
Pertanto se nel 2012 assumiamo un dipendente, o vendiamo a un cliente extra Ue, oppure superiamo il limite dei 15.000 euro di beni strumentali, fuoriusciamo dai minimi nel 2013.
Ricordiamo, infine, che il regime dei minimi vale soltanto per i primi cinque anni di attività. Quindi anche se rispettiamo tutti i paletti dovremo comunque abbandonare le agevolazioni dopo aver superato i 5 anni. C’è una sola eccezione a questo limite temporale: se abbiamo meno di 30 anni di età possiamo essere considerati minimi fino al compimento dei 35 anni. Sempre che rispettiamo ogni anno tutte le condizioni poste dal Fisco.