Milano, 1 dicembre 2025 – Marco Cuchel, presidente dell’Associazione Nazionale Commercialisti (ANC), è intervenuto la mattina del 12 settembre a Milano, davanti alle telecamere di Mediaset Tgcom24, per parlare dei nodi principali della riforma dell’ordinamento dei commercialisti. Un tema che da mesi tiene banco nel dibattito tra professionisti, politica e istituzioni. Il governo punta a rivedere il ruolo della categoria e aggiornare un quadro normativo fermo ormai dagli anni Novanta.
Cuchel ha spiegato che la questione centrale è “aggiornare” la professione, mettendo a fuoco le sfide nate negli ultimi vent’anni: dalla digitalizzazione ai regolamenti fiscali sempre più complessi. “Spesso – ha detto – dobbiamo applicare regole pensate per un mondo che non c’è più”. Il testo in esame alla commissione parlamentare affronta temi chiave come l’accesso alla professione, il lavoro in forma associata e i rapporti con altre figure professionali.
I commercialisti chiedono una revisione non solo delle regole d’ingresso, ma anche dei sistemi di formazione e controllo. “Non si tratta solo di numeri – ha sottolineato Cuchel – ma di qualità e di saper stare al passo con un’economia che cambia giorno dopo giorno”.
Un punto su cui il presidente insiste da tempo è la “tutela delle competenze”. “Serve una normativa chiara sull’autonomia e sulle responsabilità”, ha detto in diretta, tornando sulle preoccupazioni per possibili invasioni di campo da parte di altre professioni. In molti temono infatti che una liberalizzazione senza limiti riduca lo spazio d’azione dei commercialisti.
Per l’ANC, la riforma deve stabilire senza dubbi quali attività restano esclusiva della categoria e su quali invece si può aprire ad altri soggetti. “Su questo serve fare chiarezza”, ha ribadito Cuchel, rivolgendosi al legislatore.
Cuchel ha poi puntato i riflettori sulla necessità per i commercialisti di tenere il passo con la transizione digitale. L’automazione contabile e l’intelligenza artificiale stanno rivoluzionando il lavoro quotidiano negli studi. “Chi non investe nella formazione resta indietro”, ha avvertito, ricordando come la pandemia abbia spinto all’uso massiccio di strumenti digitali per gestire pratiche fiscali e amministrative.
La riforma dovrebbe quindi imporre regole più severe sull’aggiornamento professionale. Solo così – sostiene Cuchel – la categoria potrà restare un punto di riferimento nell’economia, soprattutto per le piccole e medie imprese. Altre sigle del settore chiedono allo Stato un supporto concreto con risorse adeguate alla formazione.
“Non possiamo permettere – ha detto Cuchel – che diventare commercialista sia un percorso pieno di ostacoli per i giovani”. Ha fatto riferimento alle difficoltà di ingresso segnalate dagli aspiranti della categoria. In gioco ci sono modalità del tirocinio, esami di abilitazione e criteri per iscriversi agli albi. I dati del Consiglio nazionale dicono che negli ultimi dieci anni i nuovi iscritti sono calati di circa il 20%. Un trend che preoccupa molto: “Servono incentivi chiari e percorsi trasparenti”, ha aggiunto Cuchel.
La riforma arriverà nelle prossime settimane alla Camera. Fonti parlamentari parlano di un confronto acceso, soprattutto su rapporti tra professionisti e imprese e sul tema delle tariffe minime. L’ANC annuncia nuovi incontri con gruppi parlamentari e altre associazioni del settore. “Puntiamo a un testo condiviso, che dia risposte concrete a colleghi e cittadini”, ha concluso Cuchel.
La partita è ancora aperta. Nei prossimi mesi si vedrà se il legislatore ascolterà davvero le richieste della categoria. Nel frattempo, nei corridoi degli studi e nelle aule universitarie si discute ogni giorno del futuro dei commercialisti italiani.
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