Milano, 19 dicembre 2025 – Le clausole antilucrative, tornate di recente al centro del dibattito, sollevano un nodo tecnico importante: quando rientrano negli statuti di associazioni ed enti non profit, diventa fondamentale predisporre un bilancio che distingua con chiarezza le riserve soggette e non soggette alla regola della indivisibilità. A confermarlo sono diversi esperti di diritto civile sentiti tra ieri e oggi negli studi milanesi di via Sforza.
Nel corso del 2025, spinti dai recenti aggiornamenti normativi legati alla riforma del Terzo settore, molte organizzazioni – soprattutto associazioni culturali e sportive dilettantistiche – hanno dovuto aggiornare ancora una volta i propri statuti. Le clausole antilucrative, in sostanza, vietano la distribuzione di utili e avanzi di gestione ai soci, fatta eccezione per i casi previsti dalla legge.
«La reintroduzione di queste clausole», spiega il commercialista Andrea Donati, «richiede una gestione più attenta del patrimonio. Non basta cambiare lo statuto: serve una rendicontazione dettagliata delle riserve già presenti e delle nuove poste soggette ai vincoli». Non è solo questione di forma: le parole chiave sono trasparenza e tracciabilità.
In queste settimane, raccontano diversi presidenti tra Milano e provincia, le segreterie stanno raccogliendo la documentazione per mettere a punto il nuovo bilancio. L’obiettivo è mettere nero su bianco quali riserve, accumulate prima dell’introduzione (o reintroduzione) della clausola antilucrativa, restano fuori dalla regola dell’indivisibilità. «Se non si fa questa distinzione», avverte il revisore dei conti Elisa Meloni, «si rischia di creare confusione sia dentro l’ente che con l’Agenzia delle Entrate».
La regola dell’indivisibilità delle riserve vale solo per quelle generate dopo l’inserimento della clausola nello statuto. Quelle precedenti – come sottolineato anche da circolari ministeriali – possono seguire regole diverse. Per questo i consulenti raccomandano sempre di allegare al bilancio una relazione esplicativa.
Non è solo una questione contabile. L’aspetto fiscale gioca un ruolo decisivo. Le linee guida dell’Agenzia delle Entrate (circolare 15/E/2024) chiariscono che la suddivisione deve essere chiara e facilmente documentabile, soprattutto in vista dei controlli a campione già partiti da dicembre scorso in alcune realtà lombarde. «I funzionari dell’Agenzia», racconta un presidente che preferisce restare anonimo, «ci hanno chiesto copie dei bilanci separati con indicazioni precise sulle riserve ante e post-clausola».
Secondo fonti vicine agli ordini professionali, questo tipo di verifiche aumenterà nei prossimi mesi. Gli esperti invitano alla prudenza: meglio fornire qualche dettaglio in più che rischiare rilievi per dati troppo generici o poco trasparenti.
Chi gestisce queste realtà sente crescere la complessità. Al telefono, la presidente dell’associazione sportiva “Rondò Blu”, Giulia Fontana, confida: «Ci siamo subito rivolti a uno studio specializzato. Senza un bilancio dettagliato rischiamo multe o rilievi». La maggiore preoccupazione riguarda soprattutto i piccoli enti con poche risorse e competenze tecniche.
Secondo Donati, le associazioni più piccole rischiano maggiormente: «Non hanno gli strumenti necessari per separare con precisione le riserve. E la normativa non fa sconti». Intanto diversi centri di servizio per il volontariato stanno organizzando webinar e sportelli gratuiti per fornire supporto su questi temi.
Il quadro resta in evoluzione. Ma un consiglio emerge netto dagli esperti: non aspettare l’ultimo minuto. Preparare un bilancio chiaro sulle riserve escluse dalla regola della indivisibilità può richiedere settimane di lavoro e confronto con i revisori.
Nel frattempo il Ministero del Lavoro ha annunciato per gennaio 2026 una nuova circolare interpretativa che potrebbe fare luce su alcuni aspetti ancora poco chiari. «Aspettiamo quel testo», dice Elisa Meloni, «ma intanto bisogna muoversi con attenzione». Le associazioni guardano avanti consapevoli che oggi più che mai la trasparenza sul patrimonio è decisiva per operare senza intoppi nella riforma del Terzo settore.
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