Investire in oro alla faccia dello spread!

Tanti modi diversi, per raggiungere un solo obiettivo: investire nell’oro, il bene-rifugio per eccellenza che – mentre le prospettive dei mercati finanziari sono ancora incerte – può mettere al riparo la ricchezza dalle insidie delle Borse, dal rischio di una fiammata dell’inflazione o dal calo dei prezzi dei titoli di Stato.
Negli ultimi anni, a causa della crisi finanziaria e dei ripetuti crolli dei listini azionari, le quotazioni di questo metallo prezioso hanno viaggiato con il vento in poppa: dai 500 dollari l’oncia del decennio scorso, sono salite ai circa a 1.750 dollari nelle settimane scorse.
È dunque improbabile che i rialzi del passato possano ripetersi anche in futuro, benché gli analisti di alcune case d’investimento rimangano moderatamente ottimisti. Gli esperti di Hsbc, uno dei maggiori gruppi bancari al mondo, prevedono infatti che il prezzo dell’oro arrivi a toccare i 1.850 dollari l’oncia nel corso del 2013, per poi attestarsi sui 1.770 dollari nel 2014. Si tratta di rialzi attorno al 5% rispetto ai valori di oggi: non è un granché, ma forse è quanto basta per portare a casa un buon rendimento.
Approccio prudente
Per chi teme ancora un crollo dei mercati finanziari o una fiammata dell’inflazione, l’investimento nell’oro può dunque rappresentare una scelta oculata, visto che si tratta di un bene prezioso che mantiene intatto il proprio valore nel tempo, anche quando i prezzi al consumo sono in salita o le Borse in picchiata.
Il suggerimento di molti gestori dei portafogli e degli esperti delle case d’affari è comunque di destinare a questo amatissimo metallo una quota non troppo elevata della propria ricchezza complessiva (nell’ordine del 5-10 o al massimo il 15%), per evitare pesanti perdite, in caso di un inaspettato capitombolo delle quotazioni.
Strade diverse
Oggi i piccoli investitori privati hanno a disposizione diverse modalità per investire nell’oro. Possono utilizzare “strumenti di carta”, come i certificati aurei delle banche, oppure gli Etc (Exchange Traded Commodities), cioè prodotti finanziari quotati in Borsa, il cui prezzo è legato direttamente a quello registrato dal metallo giallo sui listini ufficiali. Se il valore dell’oro sul mercato sale, anche quello dei certificati e degli Etc si muove nella stessa direzione.
È possibile, inoltre, comprare direttamente lingotti o monete d’oro, per custodirli poi nella propria cassaforte o nella cassetta di sicurezza di una banca. In questo caso, per effettuare l’acquisto, occorre rivolgersi a uno dei centinaia di rivenditori autorizzati di metallo giallo presenti in Italia. Nel nostro Paese esiste, infatti, una legge (la n. 7 del 17 gennaio 2000) che da 12 anni ha liberalizzato completamente le compravendite di oro fisico, aprendo le negoziazioni anche ai piccoli risparmiatori privati.
Prima di rivolgersi a uno di questi rivenditori, bisogna però controllare che si tratti di un soggetto affidabile, autorizzato dalla Banca d’Italia e incluso nell’elenco degli operatori professionali in oro (consultabile anche online nel sito web della stessa Bankitalia).
L’oro via Internet
Negli ultimi anni, si sono fatte strada però altre modalità di investimento molto innovative. L’oro può essere acquistato, infatti, anche via Internet, attraverso alcuni operatori specializzati come BullionVault, un sito web con sede a Londra e attivo nella vendita online del metallo giallo in ben 90 Paesi.
Il sito è di proprietà del gruppo britannico Galmarley Limited e ha tra i propri soci Jacob Rothschild, discendente dell’omonima e celebre dinastia di banchieri. BullionVault ha raccolto finora più di 2.000 clienti italiani che hanno potuto comprare l’oro con basse commissioni di negoziazione, pari allo 0,8% sul valore di ogni quantitativo acquistato (meno della metà dei costi applicati invece dalle banche o dai rivenditori autorizzati, che richiedono di solito una commissione tra il 3 e 4%).
Alle spese di acquisto di BullionVault, bisogna aggiungere però una commissione dello 0,12% sul capitale investito per le attività di custodia. L’oro acquistato attraverso il sito viene infatti conservato nei forzieri della Galmarley a Londra, Zurigo e New York (anche se, in teoria, i clienti che comprano via Internet hanno diritto a ritirare personalmente i lingotti, presso la sede della società).
Il peso del fisco
I guadagni derivanti dalla compravendita di oro, qualunque sia il canale scelto, sono esenti dall’Iva e soggetti a una tassazione del 20%, al pari delle rendite finanziarie (come gli interessi attivi sui conti correnti o le cedole delle obbligazioni).
Se il risparmiatore che vuole rivendere l’oro fisico comprato in precedenza non ha conservato i documenti di acquisto (oppure ha ereditato il metallo e non ne conosce il prezzo iniziale), il prelievo del 20% si applica in maniera forfettaria sul 25% del corrispettivo della transazione: nel caso di una vendita di oro del valore di 10.000 euro, per esempio, la somma da pagare al fisco è di 500 euro (cioè il 20% di 2.500 euro).