Guadagnare con gli ETF senza rischiare

Forse molti investitori ancora non li conoscono, eppure gli Exchange traded fund (Etf), cioè i fondi di investimento che sono negoziabili in Borsa come le azioni, hanno appena festeggiato in Italia il loro decimo compleanno. Si tratta di strumenti finanziari che sono stati lanciati per la prima volta nel nostro Paese a partire dal 2002 e che hanno incontrato indubbiamente un discreto successo: oggi, infatti, gli Etf acquistabili sul listino della Borsa di Milano sono moltissimi. Parliamo di diverse centinaia.
Il meccanismo di funzionamento di questi prodotti, almeno di quelli più semplici, che sono adatti a soddisfare le esigenze di un risparmiatore medio, somiglia molto a quello dei tradizionali fondi comuni d’investimento. Chi acquista in Borsa le quote di un Exchange traded fund investe, infatti, il proprio capitale in un “giardinetto” di titoli ben diversificato, composto da decine di obbligazioni o azioni.
Rendimenti più contenuti ma anche costi minori
L’unica differenza è nel sistema con cui vengono selezionati i titoli inseriti nel portafoglio. Per i fondi d’investimento tradizionali, esiste infatti un gestore, cioè un professionista che seleziona periodicamente le azioni o i bond che ritiene vincenti. Gli Etf, invece, hanno un portafoglio predeterminato, che segue di pari passo i rendimenti di un indice di riferimento, per esempio di un listino di Borsa o di un insieme di titoli obbligazionari, senza l’intervento di alcun gestore (per questo gli Etf vengono detti anche fondi a gestione passiva).
Chi acquista un Exchange traded fund, insomma, sceglie di rinunciare a priori a battere le performance medie del mercato, ottenendo però una contropartita, sotto forma di minori costi. Va ricordato, infatti, che sui tradizionali fondi comuni d’investimento gravano spesso delle voci di spesa abbastanza salate: la società che amministrano e vendono i fondi trattengono per sé ogni anno commissioni di gestione che difficilmente scendono sotto lo 0,5% del patrimonio investito e che toccano a volte punte massime superiori al 6%. Per gli Etf, invece, i costi partono di solito da un minimo dello 0,05% per arrivare a un massimo di poco inferiore all’1%.
È proprio questa una delle ragioni del successo degli Exchange traded fund che oggi permettono di puntare, senza costi elevati, sugli indici azionari, sulle obbligazioni o sui titoli di Stato di quasi tutti i Paesi del mondo, dall’America, all’Europa sino all’Asia.