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Rottamazione dei ruoli: nuove opportunità per le ritenute non versate

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Luca Ippolito

Roma, 12 giugno 2024 – La nuova rottamazione dei ruoli, inserita nel disegno di legge di bilancio 2026, potrebbe cambiare le carte in tavola per migliaia di contribuenti italiani. Questa misura, battezzata “rottamazione-quinquies”, riguarda i carichi affidati agli Agenti della riscossione dal 2000 fino al 31 dicembre 2023. L’obiettivo del governo è chiaro: dare una boccata d’aria a cittadini e imprese, alleggerendo il peso dei debiti accumulati con il Fisco negli ultimi vent’anni.

Rottamazione-quinquies: cosa prevede e come funziona

Per capire se un debito può essere rottamato, bisogna guardare alla data di consegna del ruolo all’Agente della riscossione, non a quando il ruolo è diventato esecutivo. È un dettaglio spesso indicato nella cartella di pagamento che arriva a casa. Cosa significa in pratica? Via sanzioni, interessi di mora e altri interessi legati al ritardo nell’iscrizione a ruolo. In certi casi spariscono anche gli aggi di riscossione ancora applicati.

La bozza attuale – che potrebbe cambiare durante il passaggio in Parlamento – esclude dalla rottamazione gli accertamenti esecutivi e i ruoli legati a crediti d’imposta, contestazioni o sanzioni, avvisi di accertamento o liquidazioni su registro, successioni e donazioni. Restano invece dentro i carichi per violazioni del Codice della strada, ma solo per gli interessi e le somme aggiuntive.

Quali debiti possono essere rottamati

La norma parla chiaro: la rottamazione riguarda i carichi “derivanti dall’omesso versamento di imposte risultanti dalle dichiarazioni annuali” e dai controlli automatici o formali previsti dalla legge. In pratica, ogni volta che il debito nasce da una liquidazione automatica o da un controllo formale sulla dichiarazione – compresi i controlli sulle comunicazioni periodiche IVA (LIPE) – si può chiedere la rottamazione.

Non si parla solo di omessi versamenti, ma anche di crediti disconosciuti, ritenute scomputate in eccesso o detrazioni edilizie non riconosciute. Rientrano così i ruoli legati ai modelli REDDITI, IVA, IRAP e 770, tipicamente nati da liquidazioni automatiche.

Rientrano anche le ritenute non versate

Un punto importante riguarda le ritenute fiscali. Secondo le prime interpretazioni, anche le sanzioni per omesso versamento di ritenute indicate nel modello 770, ma non pagate, potranno essere rottamate. Lo stesso vale per i ruoli nati da segnalazioni della Guardia di Finanza, sempre che si tratti di imposte dichiarate ma non versate.

Non possono invece accedere alla rottamazione i carichi legati a imposte non dichiarate: la norma si riferisce solo a quelle “risultanti dalle dichiarazioni annuali”. Un confine netto che lascia fuori una parte dei debiti fiscali, come quelli emersi da accertamenti su redditi non dichiarati.

L’imposta sostitutiva sui finanziamenti e la rottamazione

Tra le novità c’è la possibilità che anche il mancato pagamento dell’imposta sostitutiva sui finanziamenti (art. 20 DPR 601/73) possa essere incluso nella rottamazione. Si tratta di una tassa sulle operazioni finanziarie, dichiarata ogni anno. Proprio questa caratteristica, secondo gli esperti, apre la strada allo stralcio di sanzioni e interessi.

Diverso il discorso per l’imposta sulle successioni, l’imposta di registro e le imposte ipocatastali: anche se derivano da una dichiarazione, questa non è annuale. Quindi, questi debiti restano fuori dalla misura.

Tributi locali e casi più complessi

Più complicata è la situazione dei tributi locali riscossi tramite ruolo, come l’IMU. Anche se si tratta di un omesso versamento, la dichiarazione IMU non è annuale, ma va presentata solo se ci sono variazioni significative. La Cassazione (sentenze 24234/2024 e 18447/2021) ha stabilito che ogni anno con omissione genera una sanzione distinta, ma questo non sembra bastare per far rientrare questi tributi nella rottamazione.

In breve, anche se il termine non si deve usare, la nuova rottamazione-quinquies sembra offrire una buona occasione per mettere in ordine molti debiti fiscali accumulati negli ultimi vent’anni. Ora non resta che vedere quali cambiamenti arriveranno in Parlamento e come reagiranno contribuenti e professionisti.

Luca Ippolito

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