Roma, 4 novembre 2025 – È tornata sotto i riflettori la questione delle sanzioni tributarie dirette contro i professionisti. Questa mattina, alla Commissione Finanze della Camera, l’onorevole Andrea De Bertoldi ha sollevato il problema durante le interrogazioni rivolte al Ministero dell’Economia e delle Finanze, chiedendo al Governo un chiarimento urgente. Al centro del dibattito c’è la responsabilità personale dei commercialisti e l’impossibilità – o quasi – di trovare una copertura assicurativa per queste sanzioni.
L’Associazione Nazionale Commercialisti (ANC) segue da tempo la vicenda. Secondo quanto riferito, il nodo nasce da alcune sentenze della Corte di Cassazione che hanno stabilito la responsabilità diretta dei professionisti in caso di violazioni fiscali. Un salto rispetto a quanto succede per manager e amministratori, che rispondono solo se c’è dolo o colpa grave, come ha sottolineato De Bertoldi.
“Il problema resta – ha spiegato Marco Cuchel, presidente dell’ANC – anche se il decreto 269/2003 indica che a rispondere delle sanzioni dovrebbe essere il soggetto giuridico che trae vantaggio dalla violazione”. In pratica, la legge dice che è l’azienda o il cliente a dover rispondere, non il professionista che fornisce consulenza. Ma spesso la Cassazione ha ribaltato questa regola.
Uno dei punti più caldi è proprio l’impossibilità per i commercialisti di assicurarsi contro queste sanzioni. “Oggi – ha rimarcato Cuchel – un professionista non può nemmeno coprirsi con una polizza, neppure se commette un semplice errore materiale durante il lavoro”. Una situazione che, secondo l’ANC, espone i commercialisti a rischi troppo grandi rispetto alle loro reali responsabilità.
La richiesta è semplice e netta. Come ha ribadito De Bertoldi: “Serve chiarezza, bisogna distinguere tra responsabilità per dolo o frode e quella per un errore tecnico o materiale”. In sostanza, separare i casi gravi da quelli in cui si tratta di una svista o di un calcolo sbagliato.
Il riferimento resta il decreto legislativo 269/2003, che regola le sanzioni amministrative tributarie. Ma, come sottolineano i commercialisti, le interpretazioni della giurisprudenza hanno creato molta confusione. “Serve una legge chiara che definisca bene i limiti della responsabilità”, ha detto un rappresentante dell’ANC presente in Commissione.
Fonti parlamentari confermano che la questione potrebbe entrare nell’agenda nei prossimi mesi, forse con una proposta di legge o un emendamento legato alla manovra finanziaria. “Il rischio – avverte Cuchel – è che senza una soluzione chiara molti professionisti decidano di ridurre l’attività o addirittura lasciare la professione”.
Nel pomeriggio, tra i corridoi di Montecitorio, molti commercialisti hanno espresso preoccupazione. “Non chiediamo sconti – spiega una consulente fiscale romana, che preferisce restare anonima – ma regole certe e la possibilità di lavorare senza questa ansia costante”. Un sentimento condiviso soprattutto dai giovani professionisti, preoccupati per la sopravvivenza economica degli studi.
L’Associazione Nazionale Commercialisti spera che il Governo risponda all’appello e apra un confronto con le categorie coinvolte. “Solo così – conclude Cuchel – si potrà trovare un equilibrio tra la tutela delle casse dello Stato e il giusto riconoscimento del ruolo dei professionisti”. Per ora, però, il problema resta irrisolto. E la richiesta di chiarezza è ancora sul tavolo del Ministero dell’Economia.
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