Tares 2013, i nostri soldi nella spazzatura

Abbiamo fatto appena in tempo a versare il saldo dell’Imu, che già ci tocca fare i conti con un nuovo salasso fiscale che questa volta prende il nome di Tares e che cominceremo a pagare dal 2013. Si tratta della nuova tassa sui rifiuti, che andrà a sostituire le vecchie Tarsu o Tia, a seconda dei Comuni in cui l’imposta era applicata. Una sostituzione che però non sarà indolore, soprattutto per noi piccole partite Iva, visto che a conti fatti dovremo attenderci un aumento, e anche corposo, rispetto a quello che pagavamo prima. E le ragioni sono presto spiegate.
Non solo rifiuti
Innanzitutto la nuova imposta non andrà più solo a coprire le spese che il Comune sostiene per lo smaltimento dei rifiuti. Dietro la sigla Tares, che sta non a caso per Tassa su rifiuti e servizi, si nascondono infatti tutta una serie di altre spese. Da questa imposta infatti i sindaci dovranno prendere anche i fondi per la gestione delle strade, per l’illuminazione pubblica e per tutta una serie di altri servizi comunali. Per fare ciò, la legge permetterà ai singoli Comuni di stabilire delle proprie tariffe di pagamento, proprio come avvenuto per le aliquote dell’Imu. In pratica ci sarà una maggiorazione che di base prevede un valore di 30 centesimi per metro quadro di ogni singolo locale di proprietà, sia esso a uso privato o aziendale. Un valore che per le proprie esigenze di cassa i Comuni possono far salire fino a 40 centesimi al metro quadro. E c’è da scommettere fin d’ora che, come accaduto per le aliquote dell’Imu, tutti i sindaci non potranno che approfittarne per ritoccare verso l’alto questi valori, visto il disastro finanziario in cui versano molte amministrazioni locali. Tra l’altro all’inizio la Tares si baserà sulle stesse superfici dichiarate ai fini Tarsu o Tia, e solo quando il catasto comunicherà ai Comuni i dati ufficiali, una procedura di cui si parla invano da anni, sarà attivata la base imponibile effettiva, cioè l’80% della superficie catastale dell’immobile.
Spese per i rifiuti da coprire integralmente
L’altro elemento che porterà di certo ad aumenti consistenti dei valori della Tares rispetto alle vecchie Tarsu e Tia, è costituito dal fatto che le spese di smaltimento dei rifiuti dovranno d’ora in poi essere per legge integralmente coperte dalla nuova tassa. In circa 6.700 Comuni, ossia l’84% del totale, accadeva finora infatti che con le vecchie tasse sui rifiuti non si riuscisse affatto a coprire i costi dello smaltimento. Solo in circa 1.300 amministrazioni locali, con l’introduzione della Tia, si era riusciti a portare in pareggio economico questo servizio. Ora, con l’arrivo della Tares, tutti i Comuni dovranno rifare i calcoli e fare in modo che ci sia dunque la copertura completa. Caso eclatante ad esempio è quello di Milano, dove lo smaltimento dei rifiuti costa circa 271 milioni all’anno, ma nel 2012 con la Tarsu se ne sono raccolti solo 258, ragione per cui il sindaco Pisapia dovrà per forza aumentare la nuova Tares almeno di un 5%. Un esempio che vale però per tantissimi altri centri urbani, piccoli e grandi.
Quando si paga
Ancora una volta, come già accaduto per l’Imu, il Governo non solo ci chiede di pagare, ma crea anche tutta una serie di problemi nel farcelo fare. Basti pensare che l’introduzione della Tares risale al primo decreto Salva Italia dell’esecutivo Monti, ossia a dicembre del 2011. Ebbene, non è bastato un anno per fare chiarezza completa sulla materia. Ora, pare che con la legge di stabilità in discussione in Parlamento, dovrebbero essere stati risolti gli ultimi dubbi. Si pagherà in quattro rate, che in un primo momento erano state fissate per gennaio, aprile, luglio e dicembre. Con un emendamento dell’ultimo minuto però il primo pagamento di gennaio dovrebbe saltare, forse perché a tutti è parso chiaro che dopo la mazzata dell’Imu di dicembre, richiamare subito i contribuenti a pagare poteva risultare inopportuno. Il primo appuntamento dunque dovrebbe essere fissato per aprile, anche se la certezza l’avremo con l’approvazione della legge di stabilità. Tra l’altro, come già accaduto per l’Imu, all’inizio le prime due rate si pagheranno sulla base delle tariffe generali stabilite dal governo. A fine anno poi, una volta che i singoli Comuni avranno stabilito le proprie aliquote, si pagherà il saldo finale.