Commercialisti in prima linea: Cuchel (Anc) chiede trasparenza e inclusione nel settore

Commercialisti in prima linea: Cuchel (Anc) chiede trasparenza e inclusione nel settore

Commercialisti in prima linea: Cuchel (Anc) chiede trasparenza e inclusione nel settore

Luca Ippolito

6 Novembre 2025

Genova, 28 ottobre 2025 – Tensione e malumori hanno segnato il congresso nazionale dei commercialisti che si è tenuto oggi a Genova. A riferirlo è Marco Cuchel, presidente dell’Associazione Nazionale Commercialisti (ANC), secondo cui molti delegati e rappresentanti di base sono rimasti esclusi dall’evento. Il motivo? Controlli stringenti all’ingresso, accesso riservato e un clima che, come raccontano diversi partecipanti, ha lasciato “l’amaro in bocca” a una buona parte della categoria.

Ingressi blindati e proteste: il congresso che divide i commercialisti

La giornata è iniziata con controlli severi: solo presidenti e consiglieri degli Ordini territoriali, muniti di tessera sanitaria, hanno potuto entrare. Sindacalisti, delegati di base e persino qualche past president sono stati fermati fuori. “Un congresso nazionale dovrebbe essere un momento di confronto vero, non una passerella per pochi eletti”, ha detto Cuchel, parlando di “porte chiuse” e “voci critiche messe a tacere”.

Fuori dal centro congressi la situazione è sembrata quasi surreale. “Un collega inviato con delega scritta dal proprio presidente, impossibilitato a partecipare per motivi di salute, è stato respinto senza scuse”, racconta un delegato lombardo. Nel frattempo, alcuni esponenti vicini al presidente del Consiglio nazionale, Elbano de Nuccio, sono stati accolti con garbo e sistemati in prima fila. “Le regole devono valere per tutti – ha ribadito Cuchel – altrimenti si rischia una deriva autoreferenziale che fa male a tutta la categoria”.

Riforma dell’ordinamento: un dibattito a senso unico

Al centro della discussione c’era la riforma dell’ordinamento della categoria (D.Lgs. 139/2005), tema che avrebbe dovuto coinvolgere tutti i professionisti. Invece, chi è rimasto fuori racconta un’altra storia. “Il confronto è stato a senso unico: una lunga relazione introduttiva, toni celebrativi e pochissimo spazio alle critiche”, spiega un rappresentante dell’Ordine di Firenze. Quando ha provato a sollevare qualche problema, è stato spesso interrotto. “Non si può impedire la parola a chi rappresenta democraticamente altri colleghi”, ha aggiunto Cuchel.

La sensazione, tra chi era dentro e chi fuori, è quella di una categoria chiusa in sé stessa. “Non si può parlare di vicinanza ai professionisti se poi si chiudono le porte in faccia a tanti”, ha osservato il presidente dell’ANC. “La credibilità si costruisce con la coerenza”.

Malumori e il rischio di un divario crescente

L’episodio di Genova arriva in un momento già teso, con richieste di maggiore trasparenza nella gestione degli Ordini professionali. Da mesi si sentono malumori soprattutto tra i commercialisti più giovani e i sindacalisti, che chiedono più apertura e partecipazione nelle decisioni. “La rappresentanza non è un privilegio, ma un servizio”, ha sottolineato Cuchel. “Chi la usa come strumento di potere personale tradisce chi lo ha eletto”.

Secondo molti osservatori, il pericolo è che si allarghi il divario tra vertice e base. “Per molti professionisti, la categoria sembra andare nella direzione opposta a quella che servirebbe: più apertura, ascolto, coinvolgimento dei giovani e un cambio culturale”, ha aggiunto il presidente dell’ANC.

Il futuro della categoria passa dalla trasparenza

Quella di Genova apre un interrogativo sul futuro della professione e sulla capacità degli Ordini di rappresentare davvero gli iscritti. “Se succede tutto alla luce del sole – ha concluso Cuchel –, possiamo solo chiederci cosa accade nelle stanze chiuse, dove nessuno controlla”.

Nei prossimi mesi la sfida sarà ricostruire la fiducia e riaprire spazi di dialogo. “Gli Ordini appartengono agli iscritti, non a chi li guida”, ha ricordato Cuchel davanti ai cronisti. La richiesta che arriva dalla base è chiara: più trasparenza, pluralismo e partecipazione vera. Solo così – dicono i commercialisti più critici – si potrà evitare nuove fratture e restituire credibilità a una categoria oggi più divisa che mai.

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