Concorrenza in pericolo: il disegno di legge dice no all’estensione delle attività professionali a rischio per la fede pubblica

Concorrenza in pericolo: il disegno di legge dice no all'estensione delle attività professionali a rischio per la fede pubblica

Concorrenza in pericolo: il disegno di legge dice no all'estensione delle attività professionali a rischio per la fede pubblica

Luca Ippolito

9 Novembre 2025

Roma, 1 ottobre 2025 – L’Associazione Nazionale Commercialisti lancia un allarme forte sul disegno di legge annuale per il mercato e la concorrenza, che in queste settimane è al vaglio della 9ª Commissione del Senato. Al centro della polemica ci sono alcuni emendamenti che vorrebbero ampliare i compiti dei tributaristi, affidando loro mansioni finora riservate ai commercialisti. Parliamo di attività delicate come il rilascio del visto di conformità, l’asseverazione e persino la rappresentanza tecnica in tribunale. Una mossa che, per i commercialisti, mette a rischio la tutela della fede pubblica.

Commercialisti in allarme: «Non si può lasciare spazio ai tributaristi senza regole»

La preoccupazione dei commercialisti nasce dalla possibilità che chi non è iscritto a un ordine professionale possa svolgere compiti chiave e delicati per l’economia. “La nostra professione è regolata da norme precise – spiega Marco Cuchel, presidente dell’ANC –: dall’uso del titolo, alla formazione obbligatoria, dal codice deontologico agli obblighi assicurativi, fino al controllo da parte dell’ordine. E non dimentichiamo il percorso, fatto di tirocinio e esame di Stato, che ogni commercialista deve superare”.

Per l’Associazione Nazionale Commercialisti, questi non sono solo vincoli formali, ma vere e proprie garanzie per cittadini, imprese e Stato. “Abbassare gli standard significa mettere a rischio la fede pubblica”, sottolinea Cuchel. Il riferimento è alle attività di controllo e certificazione fiscale che, se non svolte da professionisti adeguatamente preparati e sottoposti a vigilanza, possono portare a errori o abusi.

Legge 4/2013 sotto accusa: l’ANC chiede chiarezza

Nel mirino dell’ANC c’è anche la legge 4/2013, che regola le professioni senza ordini o collegi. Una legge che, secondo i commercialisti, oggi mostra tutti i suoi limiti, soprattutto con le nuove funzioni che alcuni emendamenti vorrebbero dare ai tributaristi. “Non possiamo accettare modifiche che indeboliscono senza motivo le prerogative delle professioni ordinistiche – avverte Cuchel –. Serve un intervento chiaro del legislatore per fare ordine e superare le ambiguità di questa legge”.

La richiesta è netta: serve una legge che distingua chiaramente chi può svolgere funzioni di garanzia e chi no. Solo così si potrà evitare un abbassamento degli standard e una perdita di fiducia da parte di cittadini e imprese.

Senato e settore in fermento: il confronto si fa acceso

Il dibattito sul disegno di legge concorrenza continua in Senato, dove la 9ª Commissione sta esaminando centinaia di emendamenti. Quelli che riguardano l’estensione delle competenze ai tributaristi hanno acceso il confronto tra le categorie professionali coinvolte. Fonti parlamentari raccontano di numerosi incontri informali tra associazioni e senatori, sia della maggioranza che dell’opposizione.

Anche altre sigle del settore hanno espresso dubbi. Un rappresentante dell’Ordine dei Dottori Commercialisti di Milano ha commentato: “Serve chiarezza sulle responsabilità e sulle garanzie per i contribuenti”. La paura diffusa è che una liberalizzazione senza regole possa creare confusione e aumentare i contenziosi.

Cosa succede adesso: tra attese e iniziative

Il calendario parlamentare prevede che il testo venga discusso nelle prossime settimane. Non si esclude che il governo possa presentare un proprio emendamento per definire meglio i limiti delle nuove competenze. Nel frattempo, l’Associazione Nazionale Commercialisti ha annunciato una serie di iniziative: incontri pubblici, dossier tecnici e una campagna informativa rivolta a imprese e cittadini.

Il clima tra i professionisti resta teso. “Non si tratta solo di difendere una categoria – conclude Cuchel – ma di garantire regole chiare e trasparenti per tutti”. Un appello che, per ora, si conferma il cuore del dibattito politico ed economico che accompagnerà le decisioni del Senato nelle prossime settimane.

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