Roma, 6 dicembre 2025 – Ieri le Sezioni Unite della Corte di Cassazione hanno fatto finalmente chiarezza su un nodo che ha tenuto banco nel mondo dei fallimenti: i crediti dei lavoratori devono essere riconosciuti e fatti valere entro la scadenza fissata per l’ammissione al passivo, niente proroghe. La notizia, arrivata nel primo pomeriggio, chiude mesi di incertezza per avvocati, curatori e soprattutto per i lavoratori coinvolti in queste procedure in tutta Italia.
La sentenza delle Sezioni Unite riguarda tutte le situazioni in cui un lavoratore reclama somme dovute dall’azienda fallita. Come spiegato dal relatore, il consigliere Giovanni Iadanza, “i crediti, anche quelli derivanti da rapporti di lavoro subordinato, devono essere presentati entro il termine perentorio fissato dal giudice delegato”. Un passaggio chiave che punta a garantire “certezza e parità tra tutti i creditori”.
Il verdetto arriva in un momento delicato. Fino a poco tempo fa, alcune sentenze avevano lasciato aperta la possibilità di far valere certi crediti retributivi maturati poco prima o dopo la dichiarazione di fallimento anche oltre la scadenza generale. Ora quella strada è chiusa: “Il termine è tassativo – si legge nella motivazione – e ogni credito deve essere portato all’attenzione della procedura nei tempi stabiliti, anche quelli del personale”.
Le conseguenze si faranno sentire subito sulle centinaia di cause pendenti nei tribunali italiani. L’Associazione nazionale curatori fallimentari conta circa 1.200 ricorsi l’anno legati a crediti di lavoro che rischiano ora di decadere perché presentati fuori tempo. A risentirne saranno soprattutto quei casi in cui i lavoratori sono stati licenziati poco prima della sentenza o hanno accumulato arretrati subito dopo l’apertura della procedura, spiegano fonti sindacali.
In Tribunale a Roma si respira un clima di grande attenzione. L’avvocata esperta in diritto del lavoro Martina De Fazio commenta: “Il messaggio è chiaro: bisogna stare attenti ai tempi e muoversi senza ritardi. Il rischio di perdere il credito è concreto”. Per lei sarà fondamentale rivedere le prassi degli studi legali che seguono i lavoratori.
Dietro questa decisione c’è la necessità di mantenere ordine e velocità nella formazione dello stato passivo. La Corte sottolinea come solo rispettando con rigore i termini si possa assicurare una liquidazione rapida e trasparente per tutti i creditori. Altrimenti, ammoniscono i giudici, “si creerebbero incertezze incompatibili con lo spirito della procedura concorsuale”.
Non mancano però le critiche dai sindacati. Il segretario della Filcams Cgil Lazio, Maurizio Tonelli, ha detto ieri sera: “Molti dipendenti rischiano di perdere soldi solo per una questione di termini. Su questo punto ci confronteremo anche con il legislatore”. Le organizzazioni chiedono più informazioni chiare e tempestive per quei lavoratori che spesso vengono a sapere del fallimento quando ormai è troppo tardi per muoversi.
Mentre gli uffici giudiziari si preparano ad applicare la nuova linea, gli esperti del settore invitano alla prudenza. Il professor Giuliano Fabbri dell’Università di Bologna mette in guardia: “Serve rapidità ma anche più trasparenza verso i lavoratori coinvolti”. Dal Ministero della Giustizia fanno sapere che potrebbero arrivare chiarimenti tramite circolari o addirittura modifiche normative.
Nei prossimi giorni è attesa una circolare interpretativa dell’INPS che spiegherà come cambieranno le domande al fondo di garanzia per il TFR non pagato. Nel frattempo, gli specialisti consigliano a chi teme problemi con aziende in difficoltà di rivolgersi a un consulente appena emergono i primi segnali: “Meglio correre un po’ che presentare domanda troppo tardi”, è il consiglio più diffuso negli sportelli sindacali.
Tra le mura del Palazzaccio si respira consapevolezza: questa decisione segnerà davvero un cambio importante nelle pratiche italiane sui fallimenti. Come spesso succede però, sarà nei prossimi mesi che capiremo fino in fondo l’impatto sulle tasche dei lavoratori e sui tempi delle liquidazioni concorsuali.
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