Roma, 12 giugno 2024 – Nel Disegno di legge di bilancio 2026 arriva una novità importante per le imprese agricole: un credito d’imposta 4.0 pensato per sostenere gli investimenti in beni strumentali innovativi. La misura, inserita all’articolo 96, nasce per superare un problema tecnico: gli iper-ammortamenti previsti per molte aziende non si applicano a chi non calcola il reddito in modo analitico, come succede spesso nel settore agricolo.
Credito d’imposta 4.0, la svolta per le imprese agricole
Dal testo della manovra emerge che questo nuovo credito d’imposta 4.0 sarà dedicato alle aziende agricole che acquistano macchinari e attrezzature innovative secondo le regole del “Piano Transizione 4.0”. Fonti del Ministero dell’Economia spiegano che questa misura “compensa il fatto che queste imprese non possono usare gli iper-ammortamenti”, riservati invece a chi tiene contabilità ordinaria.
In pratica, il credito d’imposta permetterà alle aziende agricole di recuperare una parte delle spese sostenute per comprare beni strumentali nuovi, purché rispettino i requisiti tecnologici previsti. L’obiettivo è chiaro: “aiutare la modernizzazione del settore agricolo” e “ridurre il divario digitale che ancora divide molte realtà rurali dal resto dell’economia”, spiega un funzionario del Ministero delle Politiche Agricole.
Perché gli iper-ammortamenti non sono per tutti
Il nodo è fiscale. Gli iper-ammortamenti, cioè la possibilità di aumentare il costo deducibile degli investimenti in tecnologia, valgono solo per chi calcola il reddito con metodi analitici. Molte aziende agricole, invece, usano regimi più semplici o forfettari, che non permettono questo tipo di vantaggi.
“Era urgente trovare un’alternativa”, conferma un consulente fiscale contattato da alanews.it. “Il credito d’imposta 4.0 nasce proprio per dare un incentivo anche a chi, tecnicamente, era rimasto fuori dai benefici riservati all’industria”.
Chi può accedere e a quali condizioni
Le prime indicazioni dicono che il credito d’imposta sarà valido solo per investimenti fatti da gennaio 2026 in poi. Riguarderà i beni indicati nell’allegato A della legge 232/2016, che fa da guida per il Piano Transizione 4.0: macchine agricole connesse, sistemi di automazione, software gestionali e dispositivi per l’agricoltura di precisione.
Ancora non si conoscono con esattezza le percentuali di rimborso e i limiti di spesa. Il testo definitivo dovrà passare il vaglio del Parlamento nei prossimi mesi. Fonti del Ministero dell’Economia assicurano però che “l’obiettivo è mantenere un incentivo simile a quello degli iper-ammortamenti”.
Reazioni dal mondo agricolo: un passo avanti
La novità è stata accolta positivamente dalle associazioni di categoria. “Finalmente si riconosce la particolarità delle imprese agricole”, dice Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura. “L’innovazione tecnologica è fondamentale per restare competitivi, e questa norma può fare la differenza”.
Anche Coldiretti apprezza, pur chiedendo “chiarezza su tempi e modalità”. Secondo i dati dell’Osservatorio Smart AgriFood del Politecnico di Milano, nel 2023 solo il 6% delle aziende agricole italiane ha investito in tecnologie digitali avanzate. Gli esperti ritengono che il nuovo credito potrebbe spingere questo numero verso l’alto.
Cosa succede ora e le incognite da affrontare
Il provvedimento ora deve passare l’iter parlamentare. Restano alcune incognite, a partire dai fondi disponibili e dalla necessità di non sovrapporre questo incentivo ad altri già esistenti. “È fondamentale definire regole chiare e procedure semplici”, avverte un dirigente di CIA-Agricoltori Italiani.
Solo dopo l’approvazione definitiva le imprese agricole potranno pianificare con sicurezza i loro investimenti in chiave 4.0. Nel frattempo, il settore aspetta di conoscere i dettagli su tempi e modalità per accedere al nuovo credito d’imposta.
 
 