Dismissione Beni Pubblici: Nuovo Modello MAVT per Valorizzare Impatto Sociale e Ambientale

Franco Sidoli

11 Dicembre 2025

Milano, 11 dicembre 2025 – Il Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili (CNDCEC) ha proposto, in un documento diffuso ieri pomeriggio, di adottare il modello di calcolo computazionale MAVT per le procedure di valutazione economica delle imprese. La proposta, illustrata dalla sede di Corso Europa 11, arriva proprio mentre il settore attende nuove indicazioni sul modo di determinare il valore aziendale. Un tema che riguarda molti professionisti e ha ripercussioni dirette sulle operazioni straordinarie.

MAVT: cos’è e perché interessa le aziende

Il documento spiega che il MAVT — acronimo di Multi-Attribute Value Theory — è uno strumento matematico già usato in diversi Paesi europei per affrontare valutazioni con più criteri. Serve soprattutto quando bisogna considerare parametri molto diversi tra loro. “Abbiamo pensato fosse utile proporre questo metodo per garantire maggiore oggettività e trasparenza nelle valutazioni,” ha detto ieri mattina Elbano de Nuccio, presidente del CNDCEC.

In pratica, il modello permette di mettere in fila vari fattori — redditività, solidità finanziaria, potenzialità di crescita — e assegnare a ciascuno un valore preciso, basandosi sia su dati numerici sia su giudizi qualitativi. Il risultato finale, spiegano i commercialisti, “non elimina la soggettività delle stime ma rende più chiaro e documentato il percorso logico seguito dal valutatore”.

Gli effetti nel mondo delle valutazioni aziendali

Dal testo diffuso dal CNDCEC emerge che l’adozione del modello MAVT potrebbe cambiare soprattutto il modo in cui si gestiscono fusioni, acquisizioni e passaggi generazionali nelle imprese. Oggi in Italia si usa spesso un approccio tradizionale — patrimoniale o reddituale — che però non sempre riesce a cogliere la complessità reale dei casi.

“Con strumenti come questo possiamo rendere ogni passaggio più tracciabile,” ha sottolineato il consigliere Stefano Distilli, parlando dell’importanza della “prova oggettiva” richiesta anche da fisco e investitori stranieri. In un momento in cui la credibilità delle stime è centrale, poter ricostruire chiaramente le ragioni dietro ogni valore assegnato è diventata una necessità non più rinviabile.

Un confronto acceso tra professionisti

La proposta ha subito acceso un dibattito. Nel pomeriggio, all’Ordine dei Commercialisti di Milano, alcuni esperti hanno accolto l’idea come un passo avanti verso standard europei più uniformi. Altri, come Claudia Quaglietti dello studio Quaglietti & Associati, hanno invitato alla prudenza: “Il rischio è affidarsi troppo alla macchina e perdere quella sensibilità che solo un professionista può avere. La matematica aiuta, ma non basta”.

Altre associazioni hanno chiesto un confronto tecnico prima di cambiare i metodi previsti dai regolamenti attuativi. Il CNDCEC ha annunciato una serie di incontri online entro fine gennaio 2026, dove i professionisti potranno analizzare casi concreti e discutere l’uso del MAVT su situazioni reali.

Cosa potrebbe succedere sul piano normativo

Dal punto di vista normativo, al momento il Ministero dell’Economia segue con attenzione l’iniziativa. “Sappiamo che è necessario aggiornare gli strumenti,” ha detto una fonte vicina al dicastero. Nessuna decisione ufficiale arriverà prima della primavera 2026, ma la questione è già sul tavolo tecnico della Direzione generale delle Finanze.

Intanto alcuni studi milanesi stanno provando versioni sperimentali del modello MAVT su operazioni comuni. Secondo quanto riferito da Davide Frigerio, commercialista, “dai primi test emerge una maggiore chiarezza nei confronti con le controparti, soprattutto negli arbitrati”.

Un cambio importante per la categoria?

Per molti addetti ai lavori, il discorso sul modello MAVT si intreccia con quello sulla digitalizzazione delle valutazioni e sulla formazione continua dei professionisti iscritti agli albi. La proposta del CNDCEC arriva quindi in un momento delicato per il settore: chiamato a rispondere a regole sempre più complesse e a una domanda crescente di trasparenza.

Non sarà una rivoluzione immediata — lo ammettono gli stessi proponenti — ma il segnale che arriva da Milano è netto: il futuro delle valutazioni d’impresa in Italia passerà da strumenti più strutturati e da una riflessione comune sulle regole del gioco.

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