Milano, 7 dicembre 2025 – Dai dati emersi nelle ultime comunicazioni finanziarie arriva un chiarimento importante: la rilevazione dell’utile con il metodo del patrimonio netto da parte di una holding non significa che si possano subito distribuire i dividendi. La possibilità reale di erogare denaro agli azionisti scatta solo quando la capogruppo incassa effettivamente il dividendo. È un dettaglio tecnico, certo, ma che incide pesantemente sulle strategie di tesoreria delle aziende italiane. A confermarlo sono stati commercialisti e responsabili finanziari sentiti tra Milano e Roma nelle ultime settimane.
Metodo del patrimonio netto: cosa significa davvero
Il cosiddetto metodo del patrimonio netto, usato dalle holding per preparare il bilancio civilistico e spesso anche quello consolidato, prevede che il valore delle partecipazioni venga aggiornato in base alla quota di patrimonio netto riportata nei bilanci delle società partecipate. Ma l’utile così calcolato non si trasforma subito in soldi a disposizione dei soci. “La registrazione contabile è chiara, però il dividendo può essere materialmente distribuito solo dopo l’incasso”, ha spiegato un revisore di una big four incontrato ieri mattina vicino a Piazza Affari.
La norma dietro questa regola – sancita sia dai principi contabili nazionali OIC sia dagli standard internazionali – vuole evitare che si distribuiscano risorse basandosi su utili soltanto ‘sulla carta’, cioè non ancora realizzati. È un principio di prudenza, pensato per salvaguardare la solidità patrimoniale delle società e garantire giustizia tra gli azionisti.
Quando e come si possono distribuire i dividendi
Gli esperti sottolineano che la differenza tra la rilevazione contabile dell’utile (con il metodo del patrimonio netto) e la sua reale disponibilità si vede soprattutto nel momento in cui si approva il bilancio e si decide se distribuire o no i dividendi. “Finché l’utile resta solo sui libri e non arriva come dividendo alla holding, la distribuzione è vietata”, ha chiarito il professor Luigi Corradi dell’Università Bocconi in un recente seminario.
Solo quando la società partecipata approva il dividendo – e quei soldi sono trasferiti alla capogruppo – la holding può considerare quella cifra ‘distribuibile’. Un dettaglio normativo che, secondo associazioni di categoria, ha creato non pochi malintesi soprattutto tra i piccoli azionisti.
Cosa cambia nella pratica per le aziende
In sostanza, questa distinzione impone alle holding molta attenzione nella gestione della cassa: spesso la liquidità che ci si aspetta non può essere usata per operazioni straordinarie o coperture fino a quando non entra davvero nel conto corrente. Un responsabile amministrativo di una nota holding lombarda ha ammesso: “Molti pensano che l’utile contabile significhi soldi subito disponibili. In realtà bisogna aspettare. Nel 2024, ad esempio, abbiamo dovuto rinviare investimenti proprio per questo motivo”.
Non è solo una questione burocratica: chi anticipa i dividendi senza averne diritto rischia multe pesanti. Fonti dell’Agenzia delle Entrate consultate nelle scorse settimane confermano che l’attenzione su questo fronte è cresciuta negli ultimi anni, soprattutto con l’aumento delle operazioni tra società del gruppo e un controllo più stretto sulle filiere societarie.
Norme in vigore e cosa aspettarsi
La regola attuale si basa sull’articolo 2426 del Codice Civile e sulle interpretazioni contenute nell’OIC 17, spesso citate dai revisori nei verbali dei collegi sindacali. “Il rischio principale è distribuire dividendi inesistenti. La legge impone un confine netto tra utile iscritto e utile realmente disponibile”, sottolinea la dott.ssa Chiara Malaspina, commercialista a Torino.
Un aspetto tecnico ma molto sentito soprattutto ora con la crescita dei gruppi multinazionali in Italia. Spesso i tempi degli incassi dipendono da decisioni prese all’estero o da strategie fiscali più ampie. Questo può portare a ritardi anche superiori ai sei mesi dalla chiusura dell’esercizio prima che i dividendi siano effettivamente disponibili.
In poche parole: finché il dividendo non arriva nelle casse della holding, l’utile calcolato col metodo del patrimonio netto resta solo un numero sul bilancio e non può essere distribuito agli azionisti. Una distinzione piccola ma fondamentale per chi gestisce patrimoni societari o investe nei grandi gruppi italiani.
