Roma, 14 giugno 2024 – Nel disegno di legge di bilancio 2026, il governo ha inserito una modifica che potrebbe stravolgere la vita di tanti contribuenti: la soglia per il divieto di compensazione tra crediti e debiti fiscali, in presenza di ruoli scaduti, scenderebbe da 100 mila a 50 mila euro. Una mossa che, secondo i primi esperti, rischia di mettere in difficoltà soprattutto imprese e professionisti con debiti fiscali pregressi.
Divieto di compensazione: la soglia si dimezza
La novità si trova all’articolo 26, comma 2, del disegno di legge, che modifica l’articolo 37, comma 49-quinquies, del decreto legge 223/2006. In pratica, chi ha debiti fiscali iscritti a ruolo e scaduti per più di 50 mila euro non potrà più usare il modello F24 per compensare i propri crediti d’imposta. Oggi la soglia è di 100 mila euro, quindi si taglia di netto. Il divieto scatterebbe anche se ci sono accertamenti esecutivi affidati all’Agente della riscossione.
Fonti del Ministero dell’Economia spiegano che l’obiettivo è rafforzare la lotta all’evasione e garantire entrate immediate per lo Stato. “È un modo per responsabilizzare i contribuenti e limitare l’uso di crediti fiscali quando ci sono debiti non saldati”, ha detto un funzionario del Dipartimento delle Finanze.
Come si applica e le eccezioni previste
Il divieto vale solo per la compensazione tramite modello F24, quella “esterna”. Rimane invece possibile la cosiddetta compensazione interna, cioè tra tributi dello stesso tipo o all’interno della stessa dichiarazione. Non conta il tipo di ruolo: può essere ordinario, straordinario o derivante da riscossione in pendenza di giudizio. Ciò che importa è che il carico sia affidato all’Agente della riscossione.
Tra gli addetti ai lavori la questione ha subito acceso il dibattito. “La norma non fa differenza tra debiti contestati o definitivi”, osserva un commercialista romano. “Così rischia di penalizzare anche chi ha presentato ricorsi o richieste di rateizzazione”. Infatti, non ci sono deroghe per chi ha già avviato procedure di tutela o aspetta l’esito di contenziosi.
Reazioni e richieste di chiarimenti
La misura ha scatenato reazioni contrastanti nelle associazioni di categoria. Confcommercio e Confartigianato chiedono un confronto urgente con il Ministero dell’Economia. “Abbassare la soglia potrebbe mettere in crisi molte imprese che stanno cercando di sistemare la loro posizione”, ha detto Marco Granelli, presidente di Confartigianato. Secondo le stime, migliaia di aziende sarebbero coinvolte.
Anche tra i professionisti si moltiplicano le richieste di chiarimenti. “Serve una circolare che faccia luce sui casi più ambigui”, sottolinea un consulente fiscale di Milano. In particolare, restano dubbi sui ruoli contestati e sulle rateizzazioni già in corso. Si teme che la norma blocchi l’uso dei crediti fiscali anche quando le situazioni non sono ancora chiuse.
Cosa cambia per i contribuenti e che cosa aspettarsi
Dati dell’Agenzia delle Entrate dicono che nel 2023 oltre 18 mila contribuenti hanno superato la soglia dei 50 mila euro di debiti fiscali scaduti. Di questi, il 60% sono imprese con fatturato sopra i 2 milioni. Se la norma passerà così com’è, l’impatto sarà pesante e riguarderà una platea ampia e variegata.
Restano però molte incognite. Il testo non spiega se la soglia dei 50 mila euro si calcola al netto o al lordo di sanzioni e interessi. Né è chiaro come si dovranno trattare le compensazioni fatte prima dell’entrata in vigore della norma.
Il dibattito in Parlamento è appena partito e potrebbero arrivare modifiche. Intanto, tanti contribuenti – piccoli imprenditori e professionisti – aspettano risposte concrete. “Siamo preoccupati”, racconta un imprenditore edile di Ostia, “perché ogni cambiamento sulle compensazioni si riflette subito sulla nostra liquidità”.
Nelle prossime settimane si capirà se il governo ascolterà le richieste di chiarimento o se la stretta sulle compensazioni diventerà legge senza cambiamenti. Nel frattempo, il clima resta teso tra chi lavora nel settore e i consulenti fiscali, tutti in attesa degli sviluppi.
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