Milano, 10 giugno 2024 – L’Agenzia delle Entrate ha messo i puntini sulle i riguardo al credito d’imposta legato alle cosiddette DTA (attività per imposte anticipate). Con una nota ufficiale diffusa stamattina, ha chiarito che il credito derivante dalla trasformazione delle DTA non può essere usato in compensazione se è stato comprato da terzi. La comunicazione arriva dopo giorni di confusione tra operatori finanziari e consulenti fiscali, che avevano interpretato in modo diverso una precedente risposta dell’Agenzia. Il chiarimento interessa operazioni fatte in tutta Italia negli ultimi mesi, con effetti immediati per banche, società di factoring e contribuenti coinvolti.
Credito DTA, cosa cambia davvero
Secondo l’Agenzia delle Entrate, il credito d’imposta che nasce dalla trasformazione delle DTA – soprattutto quelle legate alla cessione di crediti pecuniari – può essere usato in compensazione solo da chi lo ha originato. In pratica, chi compra il credito da altri non può usarlo per pagare tasse o contributi tramite modello F24. Questo mette fine a una precedente interpretazione più aperta, indicata con la risposta n. 66 del 2024.
Il nodo riguarda in particolare la cessione dei crediti deteriorati (NPL) e il meccanismo fiscale previsto dal decreto-legge 22 marzo 2021, n. 73. Le banche, secondo la legge, possono trasformare le DTA in crediti d’imposta cedibili. Ma ora l’Agenzia precisa che il vantaggio fiscale non passa automaticamente a chi acquista.
Banche e società di factoring: un colpo inatteso
La presa di posizione dell’Agenzia delle Entrate ha scosso il settore. Molte banche e società di factoring avevano già chiuso accordi, contando di usare quei crediti DTA per compensare debiti fiscali e contributivi. Ora dovranno rivedere i piani.
“È stata una sorpresa”, racconta un dirigente di una banca milanese, che preferisce restare anonimo. “Molte operazioni erano state costruite sulla base della vecchia interpretazione. Adesso dobbiamo fare i conti con questa nuova realtà”. Anche diversi studi legali specializzati in diritto tributario segnalano un aumento delle richieste di chiarimenti da parte dei clienti.
Perché l’Agenzia ha cambiato idea
Nel documento di oggi, l’Agenzia delle Entrate spiega che il credito d’imposta da DTA “non può essere trasferito a terzi con effetti compensativi”. Lo scopo, si legge, è evitare abusi e assicurare la tracciabilità delle operazioni.
Fonti interne all’Agenzia confermano che la decisione arriva dopo controlli su operazioni sospette. “Abbiamo trovato casi in cui i crediti venivano venduti più volte, con rischi per le casse dello Stato”, spiega un funzionario. “Per questo serve un chiarimento netto”.
Le reazioni degli esperti e cosa potrebbe succedere
Gli esperti di diritto tributario avvertono che questa nuova linea può bloccare molte operazioni già in corso. “Chi ha comprato crediti DTA ora deve capire come muoversi per non perdere l’investimento”, osserva l’avvocato Marco Bianchi, partner in uno studio milanese.
Anche le associazioni di categoria stanno seguendo la situazione. L’ABI (Associazione Bancaria Italiana) ha annunciato che “seguirà con attenzione gli sviluppi” e che “sono in corso confronti con le autorità”. Nel frattempo, alcune realtà stanno valutando ricorsi o richieste di interpello per casi specifici.
Cosa aspettarsi da qui in avanti
Il chiarimento dell’Agenzia delle Entrate lascia aperti molti dubbi sulle operazioni già concluse e sugli effetti che potrebbero avere a ritroso. Fonti vicine al Ministero dell’Economia non escludono nuovi chiarimenti nei prossimi giorni. “Il tema è delicato e coinvolge interessi importanti”, ammette un funzionario ministeriale.
Per ora, chi lavora nel settore deve fare i conti con la nuova regola: i crediti DTA comprati da terzi non si possono usare in compensazione. Una svolta che potrebbe cambiare gli equilibri del mercato dei crediti fiscali, lasciando aperta la porta a nuovi sviluppi, sia normativi sia giurisprudenziali, nelle prossime settimane.
 
 