Roma, 14 dicembre 2025 – Il Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio ha messo un punto fermo: le misure cautelari non possono servire a verificare i requisiti per ottenere il DURC (Documento Unico di Regolarità Contributiva). Una decisione arrivata ieri mattina in piazza della Repubblica che tocca da vicino molte imprese italiane e fa chiarezza su un tema spesso al centro di controversie.
La sentenza e il quadro normativo
La sentenza, pubblicata nel pomeriggio sul sito ufficiale del TAR Lazio, ribadisce che le misure cautelari — come la sospensione o il blocco di provvedimenti amministrativi — non possono sostituire i controlli formali necessari per il rilascio del DURC. “Non si può aggirare l’iter previsto per i controlli con strumenti d’urgenza”, ha spiegato uno dei giudici, che ha preferito restare anonimo per motivi interni.
Il DURC è fondamentale: certifica che un’impresa è in regola con INPS, INAIL e, nel caso di lavori pubblici, con le Casse edili. Senza questo documento, gli appalti pubblici e molte attività private si fermano, colpendo centinaia di operatori. Per questo motivo molte aziende si rivolgono ai tribunali cercando di accelerare la procedura attraverso le misure cautelari.
Le conseguenze per le imprese
Con l’ordinanza numero 32874/2025, il TAR Lazio ha chiarito che “la misura cautelare non può sostituire il procedimento amministrativo di verifica”. In pratica: anche se c’è una sospensione in corso, le amministrazioni non sono obbligate a rilasciare il DURC prima della conclusione del controllo sostanziale.
L’INPS, in una nota interna agli uffici regionali, ha ribadito che “le regole non prevedono deroghe ai controlli”. Questo farà effetto sulle pratiche già aperte e su quelle future. Gli imprenditori che puntavano sull’intervento giudiziario rapido dovranno rivedere tempi e strategie. “Ci saranno inevitabili rallentamenti”, commenta un responsabile di un’impresa edile romana. “I piccoli rischiano davvero il blocco”.
Cosa c’è dietro la decisione
Non è un caso isolato: negli ultimi anni sono cresciuti i ricorsi per ottenere il DURC usando misure d’urgenza. A complicare le cose, interpretazioni diverse delle norme. L’avvocato Francesco Marino, esperto di diritto del lavoro, sottolinea a alanews.it che “la sentenza conferma quanto detto dal Consiglio di Stato: serve sempre un controllo completo degli obblighi contributivi per garantire la validità del DURC. Non basta una semplice sospensione”.
I giudici spiegano che il DURC ha una funzione dichiarativa — cioè attesta uno stato di fatto già esistente: la regolarità contributiva. “L’urgenza processuale non può sanare situazioni irregolari o dubbie”, hanno sottolineato durante la camera di consiglio. L’amministrazione deve basarsi su dati certi.
Le reazioni sul campo e cosa aspettarsi
La sentenza sta già facendo discutere commercialisti e consulenti del lavoro. Stamattina alla Camera di Commercio di Roma alcuni rappresentanti delle categorie si sono incontrati per valutare l’impatto concreto della novità. “Temiamo un effetto domino sui pagamenti ai subappaltatori”, avverte Mario Bruni, presidente della Confederazione delle Piccole Imprese. Mentre alcuni avvocati pensano a nuovi ricorsi, la posizione dei giudici sembra chiara.
Nel frattempo, sia l’INAIL sia le Casse edili confermano che continueranno a seguire con rigore le verifiche previste dalla legge. Nessuna apertura alle deroghe finora. Nei prossimi giorni sono attese circolari più dettagliate agli uffici periferici.
Una partita ancora aperta
Anche se la sentenza è chiara, restano dubbi su casi particolari. Marino spiega: “Non tutte le situazioni sono uguali; ci saranno casi borderline da valutare”. Solo con nuove decisioni dei tribunali o forse della Corte di Cassazione si potrà avere un quadro completo.
Per ora però vale quanto detto dal TAR Lazio: nessuna scorciatoia per ottenere il DURC. Chi è in regola riceverà il documento nei tempi normali; chi invece è in attesa dei controlli dovrà aspettare e magari rivedere le proprie mosse sugli appalti.
