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Estensione dei principi contabili IAS alle società di gruppi: incertezza sul bilancio abbreviato

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Franco Sidoli

Milano, 13 dicembre 2025 – Le società italiane che fanno parte di un gruppo internazionale e redigono il bilancio consolidato secondo i principi contabili IAS/IFRS potrebbero presto ottenere la possibilità di applicare gli stessi standard anche al bilancio individuale. La questione è tornata d’attualità dopo le segnalazioni arrivate da diversi studi professionali e dalla stessa Assonime. L’obiettivo – riferiscono fonti vicine al dossier – è semplificare la rendicontazione, uniformando i criteri di redazione del bilancio delle controllate italiane a quelli adottati dal gruppo a livello globale.

Un nodo caldo per i gruppi multinazionali

Il problema riguarda molte aziende industriali e commerciali che, pur appartenendo a grandi gruppi magari quotati o con sedi in più continenti, devono oggi preparare il proprio bilancio individuale seguendo le regole civilistiche italiane. Questo significa convivere, spesso con difficoltà, con due sistemi contabili: gli OIC (Organismi Italiani di Contabilità) da una parte e gli IAS/IFRS dall’altra. Una doppia gestione che porta a costi più alti e adempimenti più complicati. “Non è solo un problema tecnico”, racconta il responsabile amministrativo di una società farmaceutica milanese, “ma una questione di coerenza e praticità: i dati non sempre combaciano, e questo ci fa fare più lavoro”.

Attualmente solo alcune società – in particolare quelle quotate o vigilate – possono o devono adottare gli IAS/IFRS anche nel bilancio separato. Le aziende non quotate ma che fanno parte di gruppi che consolidano secondo gli standard internazionali, invece, devono ancora usare gli OIC per il proprio bilancio individuale.

L’appello degli esperti: serve uniformità e semplificazione

Il tema è tornato al centro del dibattito dopo che vari esperti contabili e associazioni hanno chiesto al Ministero dell’Economia di allargare la platea delle società ammesse a questa opzione. Assonime ha ribadito in una nota come “mantenere l’attuale limite rischia di penalizzare la competitività delle filiali italiane dei gruppi globali”. Anche alcuni studi legali internazionali stanno raccogliendo le richieste delle imprese: “Allineare i principi contabili – spiegano i consulenti – eviterebbe duplicazioni inutili e migliorerebbe la chiarezza nelle comunicazioni finanziarie”.

Secondo un’indagine pubblicata su Il Sole 24 Ore, le società coinvolte stimano un aumento dei costi amministrativi tra il 10% e il 15% dovuto proprio alla doppia tenuta contabile. E non è tutto: alcune multinazionali lamentano tempi più lunghi per chiudere i bilanci e inviare i dati alle case madri.

Normativa italiana sotto la lente

La legge italiana si basa sul D.Lgs. 38/2005, che recepisce i regolamenti europei sugli IAS/IFRS ma impone ancora alcune limitazioni. Solo le società quotate sono obbligate ad usare gli IAS/IFRS sia nei bilanci consolidati sia in quelli individuali; altre possono farlo solo se rispettano requisiti precisi. Nel frattempo, Paesi come Germania e Francia hanno già adottato regole più flessibili per le società facenti parte di gruppi internazionali.

Il tema è noto anche all’Organismo Italiano di Contabilità, che negli ultimi mesi ha raccolto pareri e suggerimenti dagli operatori. Da via Nazionale non arrivano dichiarazioni ufficiali, ma alcuni funzionari riconoscono l’importanza di valutare cambiamenti in un quadro sempre più globale. “Bisogna evitare che la normativa italiana diventi un freno per le multinazionali presenti nel nostro Paese”, ammette un dirigente del MEF sentito recentemente.

Cosa aspettarsi nel 2026

Sul tavolo c’è la possibile riforma legislativa, che secondo indiscrezioni potrebbe essere discussa nel corso del prossimo anno. Il confronto tra ministero dell’Economia, OIC e rappresentanti delle imprese è già iniziato nei mesi scorsi. I tempi però restano incerti: “Siamo in fase di ascolto”, spiegano fonti ministeriali, “l’obiettivo è dare certezze alle aziende mantenendo coerenza con le regole europee”.

Nel frattempo molte società italiane controllate da gruppi esteri continuano a lamentare problemi pratici: doppie scritture, discrepanze tra valori civilistici e IAS, necessità di complesse riconciliazioni. “Durante alcune chiusure lavoriamo anche notti e weekend”, confida stanca una responsabile amministrativa del settore automotive a Torino.

Il dibattito resta aperto. E nelle prossime settimane potrebbero arrivare segnali concreti su possibili cambiamenti normativi per dare maggiore flessibilità nell’adozione degli IAS/IFRS anche ai bilanci individuali delle controllate italiane dei gruppi internazionali. Intanto il pressing degli operatori verso istituzioni e regolatori non si ferma.

Franco Sidoli

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