La verifica dei requisiti CPB: cosa cambia per i soggetti trasparenti?

La verifica dei requisiti CPB: cosa cambia per i soggetti trasparenti?

La verifica dei requisiti CPB: cosa cambia per i soggetti trasparenti?

Franco Sidoli

1 Novembre 2025

Roma, 14 giugno 2024 – Le società trasparenti, come definite dall’articolo 5 del TUIR, potranno accedere al concordato preventivo biennale (CPB) se rispettano i requisiti indicati nel nuovo decreto legislativo 13/2024. La novità, che riguarda migliaia di imprese italiane, è stata confermata nelle ultime ore da fonti del Ministero dell’Economia. Il punto chiave è che la verifica dei requisiti per il CPB riguarda solo la società, non i singoli soci.

Concordato preventivo biennale, cosa cambia per le società trasparenti

Il DLgs. 13/2024 ha introdotto una normativa specifica per il concordato preventivo biennale, uno strumento che permette alle imprese di definire in anticipo il proprio reddito imponibile per due anni. Per le società trasparenti – cioè società di persone, società semplici e simili – l’accesso al CPB ha creato qualche dubbio tra gli esperti. Il Ministero ha chiarito che i requisiti da verificare (come il fatturato, l’assenza di cause ostative e la regolarità contributiva) si applicano solo alla società stessa.

“Il legislatore ha voluto semplificare – ha spiegato un funzionario del MEF – evitando che la situazione fiscale o contributiva di un singolo socio possa bloccare la società nel chiedere il concordato”. Una precisazione che commercialisti e consulenti aspettavano da tempo, visto che nelle ultime settimane avevano segnalato molte incertezze.

I requisiti: cosa serve per accedere

Per entrare nel concordato preventivo biennale, le società devono rispettare una serie di condizioni. Tra queste, ci sono i limiti di ricavi e compensi previsti dal decreto, la regolarità nei pagamenti contributivi e l’assenza di procedure concorsuali in corso. Ma per le società trasparenti la verifica si ferma alla società: non si controlla la posizione fiscale o contributiva dei singoli soci.

“Questo è un passaggio importante – ha commentato il presidente dell’Ordine dei Commercialisti di Roma, Marco Cuccagna – perché permette a molte società di persone di valutare con più tranquillità l’accesso al nuovo strumento”. In sostanza, se la società rispetta i requisiti, può fare domanda per il CPB anche se uno o più soci hanno qualche pendenza personale.

Impatti concreti e prime reazioni

La scelta del legislatore punta a facilitare la partecipazione delle società trasparenti al nuovo regime, riducendo gli ostacoli burocratici. Secondo le prime stime, potrebbero essere oltre 200mila le imprese interessate. “Abbiamo già ricevuto molte richieste di chiarimento – racconta un consulente fiscale di Roma – soprattutto da società familiari e piccole imprese”.

Non mancano però i segnali di prudenza. Alcuni esperti ricordano che il concordato preventivo biennale resta un procedimento complesso e va valutato con attenzione, considerando vantaggi e obblighi. In particolare, fissare in anticipo il reddito imponibile può diventare un problema se l’attività cambia improvvisamente.

I prossimi passi: cosa aspettarsi

Il quadro normativo, anche se più chiaro dopo il chiarimento del Ministero, è ancora in divenire. Nelle prossime settimane sono attese indicazioni più precise dall’Agenzia delle Entrate, soprattutto su come presentare la domanda e sui controlli che seguiranno. “Aspettiamo una circolare che tolga gli ultimi dubbi – ha detto Cuccagna – per poter applicare tutto senza rischi”.

Nel frattempo, le società trasparenti interessate al CPB dovranno valutare bene la loro situazione e confrontarsi con i consulenti, per evitare errori. Solo così potranno cogliere davvero le opportunità del nuovo regime.

La partita, insomma, è appena cominciata. Ma tra professionisti e imprese si respira già un cauto ottimismo.

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