Bruxelles, 21 giugno 2025 – L’EFRAG, l’ente europeo incaricato di definire gli standard per la rendicontazione sulla sostenibilità, ha annunciato ieri un taglio superiore al 50% dei datapoint obbligatori previsti dagli ESRS (European Sustainability Reporting Standards). La notizia, diffusa con una nota ufficiale il 20 giugno, arriva in un momento in cui molte aziende europee, soprattutto le PMI, si lamentano della complessità e del peso delle nuove regole.
Sei mosse per semplificare gli standard
L’EFRAG ha spiegato che la strategia di semplificazione si basa su sei punti chiave. L’obiettivo è rendere gli standard ESRS più snelli e facili da usare, senza però perdere qualità nelle informazioni su ambiente, sociale e governance che le imprese devono fornire. Tra le misure previste ci sono la riduzione delle richieste ridondanti, meno duplicazioni e una definizione più chiara dei dati da raccogliere.
“Abbiamo ascoltato le preoccupazioni di aziende e stakeholder”, ha detto la presidente di EFRAG, Chiara Del Prete, durante una breve conferenza stampa a Bruxelles. “Dobbiamo bilanciare trasparenza e sostenibilità con il peso burocratico. Solo così la rendicontazione diventa uno strumento utile, non un ostacolo”.
Cosa cambia per le imprese e possibili ritardi
Il taglio dei datapoint obbligatori potrebbe alleggerire di molto il lavoro per chi deve rispettare la direttiva CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive), entrata in vigore a gennaio 2024. Le prime stime indicano che si andranno a eliminare soprattutto dati considerati superflui o difficili da reperire, con un occhio di riguardo alle aziende medio-piccole.
Non è escluso però che questa revisione possa far slittare la consegna del technical advice all’Unione Europea. “Stiamo valutando tutte le conseguenze pratiche”, ha ammesso Del Prete. “Vogliamo presentare una proposta entro fine anno, ma se serve, il calendario può essere rivisto”.
Reazioni divise tra entusiasmo e prudenza
Le associazioni di imprese europee hanno accolto con favore la semplificazione. “Lo chiedevamo da mesi”, ha commentato Marco Frey, presidente della Fondazione Global Compact Italia. “Molte aziende rischiavano di perdersi in una montagna di dati. Un approccio più concreto può davvero aiutare a diffondere la cultura della sostenibilità”.
Più cauta invece la posizione di alcuni gruppi ambientalisti. Greenpeace Europa ha avvertito: “Ridurre i datapoint non deve significare meno trasparenza”. L’associazione chiede garanzie sul rispetto degli standard minimi imposti dalla normativa europea.
Dove siamo e cosa ci aspetta
Gli ESRS sono il fulcro tecnico della nuova rendicontazione prevista dalla CSRD. Chiedono alle aziende dati dettagliati su emissioni, impatti sociali, governance e rischi climatici. Oggi, secondo EFRAG, i datapoint obbligatori superano quota 1.100. L’intenzione è di tagliare questa cifra più che a metà nei prossimi mesi.
Ora si apre la fase di consultazione pubblica. Nei prossimi giorni verrà diffusa una bozza aggiornata degli standard, su cui potranno intervenire aziende, associazioni e cittadini. Solo dopo questa fase l’EFRAG invierà il technical advice definitivo alla Commissione Europea.
La posta in gioco per la sostenibilità in Europa
La semplificazione degli ESRS arriva in un momento delicato per il tema della sostenibilità d’impresa in Europa. Da un lato serve garantire trasparenza e responsabilità. Dall’altro, regole troppo complesse rischiano di scoraggiare le buone pratiche, soprattutto nelle PMI.
“Non vogliamo abbassare l’asticella”, ha concluso Del Prete. “Vogliamo solo che la sostenibilità sia alla portata di tutti”. Un equilibrio difficile, su cui si giocherà molto della credibilità europea nella transizione verde.
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