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Parcheggi abusivi nei condomini: vietato lasciare mezzi a lungo nelle aree comuni senza autorizzazione

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Luca Ippolito

Milano, 28 dicembre 2025 – Torna a far parlare di sé il tema dell’uso degli spazi comuni nei condomìni, dopo l’ennesima segnalazione arrivata sabato mattina in un palazzo di via Plinio, nel cuore della Città Studi. L’amministratore riferisce che alcuni abitanti si sono lamentati per l’occupazione non autorizzata del cortile da parte di una famiglia. Sedie, giochi per bambini e piante sistemate come se fosse un giardino privato, escludendo gli altri condomini. Un caso che riaccende il dibattito sulle regole e i diritti nelle parti comuni, spesso terreno di scontro tra vicini.

Spazi condivisi: le regole da non dimenticare

Il problema si inserisce nel quadro più ampio previsto dal Codice Civile, articolo 1102, che disciplina proprio l’uso delle parti comuni. “Ogni condomino può usare le aree comuni, ma senza modificarle o impedire agli altri di farlo a loro volta”, spiega l’avvocato Paola Ferraro, esperta di diritto immobiliare. Il punto fondamentale è la parità di utilizzo: nessuno può prendersi stabilmente una parte condivisa, altrimenti viola il diritto degli altri. Quegli oggetti lasciati nel cortile – come nel caso di via Plinio – diventano un ostacolo se bloccano il passaggio o l’uso da parte degli altri.

“Spesso si pensa al cortile come a una prosecuzione del proprio appartamento”, dice Ferraro, “ma la legge richiede rispetto e un po’ di buon senso”. Anche una semplice sdraio lasciata sempre nello stesso posto può scatenare tensioni. E d’estate, quando tutti cercano più spazio all’aperto, la situazione può facilmente degenerare.

Quando la tolleranza finisce, scatta la lite

Negli incontri condominiali a Milano – racconta l’amministratore Simone Cavalli – i conflitti per spazi comuni sono all’ordine del giorno. “Ci arrivano spesso richieste per chiudere o occupare parti del cortile in modo esclusivo. Ma quasi mai c’è unanimità”, spiega Cavalli. Senza un ok scritto e condiviso, ogni modifica rischia di essere contestata. Chi si sente danneggiato può rivolgersi all’amministratore o direttamente al giudice civile. Di solito sono gli oggetti lasciati fissi quelli che fanno partire le proteste: stendini sempre aperti, biciclette legate alle ringhiere, barbecue improvvisati.

Nel caso di via Plinio, i giochi dei bambini erano messi in modo da bloccare il passaggio verso le cantine. Due residenti hanno così inviato una diffida formale. “Non vogliamo negare spazio ai più piccoli – dice uno dei firmatari – ma se quelle cose restano lì per settimane diventa impossibile anche solo buttare la spazzatura”.

Occuparsi degli spazi comuni: quali conseguenze?

Le regole sono chiare: non si può occupare un’area comune senza l’ok dell’assemblea e senza consenso unanime. Chi viola questa norma rischia di dover risarcire i danni agli altri condomini. Spesso i giudici ordinano la rimozione degli oggetti abusivi e il ritorno allo stato originale del luogo. “La giurisprudenza è netta”, sottolinea Ferraro. “Basta anche una sola protesta formale perché scatti la tutela legale”. Se poi l’assemblea dà il via libera senza l’unanimità richiesta, quella decisione può essere annullata.

Esistono però eccezioni: dopo almeno vent’anni di uso continuo e pacifico un’occupazione può diventare legittima grazie alla cosiddetta “usucapione”. Ma in città come Milano questo capita molto raramente, visto il continuo cambio dei residenti.

Tra regole e convivenza: la sfida quotidiana

Mentre si aspetta che venga convocata un’assemblea straordinaria a gennaio per discutere della situazione in via Plinio, resta aperto il tema su come trovare un equilibrio tra diritto e buona convivenza. “Alla fine serve buon senso”, confida Cavalli. “Le regole ci vogliono, ma senza dialogo ogni piccolo problema può trasformarsi in battaglia legale”.

A raccontare cosa significa tutto questo nella vita di tutti i giorni è Sara Brambilla, insegnante e residente nel palazzo: “Vorremmo solo un posto dove far giocare i nostri figli in sicurezza”, dice al telefono. Eppure basta poco perché la vita condominiale diventi un campo di battaglia legale. Una realtà frequente nelle grandi città dove gli spazi condivisi sono paradossalmente i confini più delicati tra privacy personale e bisogni collettivi.

In definitiva, gestire gli spazi comuni nei condomìni richiede sempre attenzione e dialogo. Senza accordo e rispetto delle norme anche una semplice sedia può trasformarsi in motivo di discordia.

Luca Ippolito

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