Milano, 2 dicembre 2025 – Si profila all’orizzonte un nuovo strumento fiscale pensato per le imprese italiane. Secondo le ultime anticipazioni, la novità potrebbe toccare da vicino ogni impresa di medie dimensioni, che sia società o individuale, purché non quotata in Borsa. E non solo: anche i lavoratori autonomi potrebbero beneficiare della misura. Il progetto, ancora in fase di definizione nei tavoli del Ministero dell’Economia, coinvolgerebbe migliaia di realtà sparse su tutto il territorio nazionale. L’obiettivo? Semplificare i rapporti con il Fisco e aiutare le aziende a migliorare la propria competitività sui mercati, sia in Italia sia all’estero.
Un aiuto concreto per imprese e professionisti
A fare chiarezza sui dettagli è stato un dirigente del Ministero dell’Economia, intervistato nelle ultime ore. «Stiamo lavorando a una riforma che riguardi tutte le imprese non quotate, anche quelle individuali», ha spiegato ieri pomeriggio a Roma. «È un intervento pensato sulla realtà italiana, dove il tessuto produttivo è fatto soprattutto da aziende di medie dimensioni e professionisti». Dalle prime indiscrezioni emerge che lo strumento—ancora senza un nome ufficiale—punterebbe su una serie di semplificazioni fiscali, accorpamenti degli adempimenti e incentivi per chi sta fuori dal mercato azionario.
Il governo vuole snellire i rapporti tra imprese e amministrazione finanziaria. «Solo così si potrà capire l’impatto reale sui bilanci delle aziende», ha detto un esperto vicino al dossier, «ma ci aspettiamo che i vantaggi possano essere importanti». Secondo l’Istat, sono oltre 750 mila le imprese medie non quotate in Italia. A queste si aggiungono decine di migliaia di lavoratori autonomi che potrebbero trarre beneficio dalle nuove regole.
Non solo burocrazia: cambia la pianificazione fiscale
La riforma non punta soltanto a snellire procedure o compilare meno moduli. Dagli ambienti parlamentari filtra l’intenzione di intervenire sulla sostanza della pianificazione fiscale per le imprese di medie dimensioni. «Oggi chi vuole crescere si trova spesso intrappolato in norme complicate e scadenze multiple», spiega Giorgio Beretta, commercialista milanese con studio in via Vincenzo Monti. «Ridurre questo peso significherebbe risparmiare tempo e orientare meglio gli investimenti», aggiunge Beretta, sottolineando come i professionisti siano spesso lasciati indietro nelle grandi riforme fiscali.
Tra le ipotesi allo studio c’è l’unificazione di alcune scadenze fiscali e la riduzione delle comunicazioni obbligatorie. Rimangono però diversi nodi da sciogliere: tempi e modalità di attuazione sono ancora da definire. Fonti ministeriali parlano della possibilità che la misura parta già nel primo semestre del 2026. Ma tutto dipenderà dai passaggi parlamentari e dalle risorse messe a disposizione.
Il mondo produttivo aspetta segnali concreti
Le reazioni degli operatori sono arrivate rapidamente. Da Torino, Alessandra Sassi, titolare della Sassi & C. srl attiva nella meccanica di precisione, commenta: «Qualsiasi passo avanti che tagli la burocrazia è benvenuto. Le aziende come la nostra perdono giornate intere tra scartoffie e controlli fiscali». Chiara anche la posizione dei rappresentanti delle associazioni di categoria: «Da tempo chiediamo una revisione delle regole per imprese non quotate e autonomi», sottolinea Luigi De Martino, vicepresidente di CNA Lombardia.
Il tema non è certo nuovo: già nel 2024 si era parlato della necessità di rivedere un sistema fiscale poco competitivo rispetto agli altri Paesi europei. Oggi questa esigenza sembra ancora più urgente. «Se vogliamo far crescere le nostre aziende anche oltre confine — dice ancora Sassi — serve un sistema più semplice e meno costoso».
Aspettando dettagli e tempi certi
Al momento restano molti dettagli da definire: chi sarà esattamente coinvolto, come funzioneranno le nuove procedure e quali saranno i criteri per accedere alle semplificazioni verranno decisi nei prossimi mesi. Il Ministero ha annunciato l’apertura di un tavolo tecnico con le principali associazioni imprenditoriali e professionali entro metà gennaio 2026.
Le aspettative sono alte ma il successo dipenderà dalla capacità del governo di ascoltare davvero le esigenze concrete delle imprese — dai piccoli studi fino alle medie aziende familiari — e tradurle in norme chiare e applicabili sul campo. Solo quando arriveranno i primi decreti attuativi si potranno vedere i vantaggi reali per imprese e lavoratori autonomi. Nel frattempo il mondo produttivo resta in attesa: sperando che questa volta la burocrazia faccia un passo indietro.
