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Professionisti senza regolarità fiscale: stop ai pagamenti dalla pubblica amministrazione

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Sonia Rinaldi

Roma, 5 novembre 2025 – Da gennaio chi lavora come libero professionista per la Pubblica Amministrazione dovrà dimostrare di essere in regola con il fisco e i contributi. Lo prevede l’articolo 129, comma 10, del nuovo Disegno di legge di bilancio, approvato in Consiglio dei ministri la scorsa settimana. La norma, che entrerà in vigore con la legge di bilancio 2026, introduce una novità concreta per architetti, avvocati, ingegneri e consulenti che collaborano con enti pubblici. In pratica, senza il documento che attesta la regolarità fiscale e contributiva, i pagamenti delle parcelle saranno bloccati.

Fisco e contributi, la stretta sui professionisti che lavorano con la PA

La nuova regola impone che, al momento di emissione della fattura, il professionista allega un documento che certifichi la propria posizione regolare con Agenzia delle Entrate e INPS. Secondo il Ministero dell’Economia, questa certificazione deve essere aggiornata e valida alla data in cui si chiede il pagamento. Se manca, la Pubblica Amministrazione non potrà saldare il compenso.

La misura riguarda tutte le prestazioni per ministeri, regioni, comuni, enti pubblici e società partecipate. L’obiettivo è combattere l’evasione fiscale e contributiva, come ha spiegato il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo: “Vogliamo assicurarci che chi lavora per lo Stato sia in regola con i propri obblighi”.

Come funziona la certificazione

Nel dettaglio, il professionista dovrà allegare alla fattura una certificazione unica o un’attestazione rilasciata dagli enti competenti. Il documento dovrà dimostrare che non ci sono debiti fiscali o contributivi sopra le soglie previste dalla legge. Se emergono irregolarità, la Pubblica Amministrazione dovrà sospendere il pagamento fino alla regolarizzazione della posizione.

Le prime indicazioni parlano di certificazioni richieste online, tramite i portali di Agenzia delle Entrate e INPS, con tempi di rilascio stimati tra 24 e 72 ore. Però, diversi ordini professionali hanno già sollevato dubbi sulle tempistiche e su come sarà gestita la pratica.

I professionisti: tra preoccupazioni e critiche

“È un ulteriore carico burocratico che rischia di rallentare i pagamenti”, ha commentato Maria Grazia Meloni, presidente dell’Ordine degli Architetti di Roma. “Molti colleghi lavorano con margini stretti: ogni ritardo può creare problemi concreti”. Sulla stessa linea l’Associazione Nazionale Commercialisti, che ha chiesto chiarimenti su come saranno rilasciate le certificazioni e quali sanzioni ci saranno in caso di errori formali.

Dal Ministero dell’Economia assicurano che verranno messe in campo “procedure semplificate” per evitare blocchi ingiustificati. “Non vogliamo penalizzare i professionisti – ha spiegato una fonte del dicastero – ma garantire trasparenza nei rapporti con la Pubblica Amministrazione”.

Pagamenti più lenti? I rischi sul tavolo

La Ragioneria generale dello Stato stima che ogni anno i liberi professionisti emettano oltre 1,2 milioni di fatture verso enti pubblici. L’obbligo della verifica potrebbe allungare i tempi di pagamento, già spesso oltre i 60 giorni.

Alcuni esperti temono che la misura possa mettere in difficoltà soprattutto i piccoli studi e i giovani professionisti. “Chi lavora con la PA spesso aspetta mesi per essere pagato – ricorda Luigi Bianchi, consulente del lavoro – se si aggiungono nuovi controlli, il rischio è di allungare ancora di più i tempi”.

I prossimi passi: tavoli tecnici e chiarimenti

Il testo definitivo della legge di bilancio sarà approvato entro fine dicembre. Nel frattempo il Ministero dell’Economia sta lavorando a un decreto attuativo che spiegherà nei dettagli come richiedere e allegare le certificazioni. Gli ordini professionali sono stati convocati per un tavolo tecnico a metà novembre.

Resta da vedere se saranno previste deroghe per importi piccoli o per alcune categorie di prestazioni. Intanto, tra gli uffici pubblici e gli studi si respira un po’ di preoccupazione: “Siamo per la trasparenza – confida un avvocato romano – ma serve trovare un equilibrio tra controlli e rapidità nei pagamenti”.

Sonia Rinaldi

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