Il futuro del sistema previdenziale è sempre meno roseo, ma le rendite della pensione di scorta possono aiutare molto. Ecco di cosa si tratta.
Tra le note più dolenti per i lavoratori italiani c’è sicuramente l’argomento “pensioni”. Data la denatalità che da anni caratterizza il Paese e considerando che le pensioni vengono pagate da chi è attualmente occupato, le somme percepite dai pensionati si assottigliano inevitabilmente e le previsioni per il futuro non lasciano molto spazio all’ottimismo.
La soluzione adottata dal governo Meloni, di penalizzare le uscite anticipate in modo da prolungare il più possibile, gli anni di servizio dei lavoratori, non potrà essere efficace per sempre. Se la crisi demografica dovesse continuare così, entro trenta o quarant’anni il sistema pensionistico potrebbe fallire definitivamente.
“Per chi entra ora nel mercato del lavoro l’età pensionabile normale raggiungerebbe i 70 anni nel Paesi Bassi e Svezia, 71 anni in Estonia e Italia e anche 74 anni in Danimarca”, si legge nel Rapporto ‘Pensions at a glance’ dell’Ocse. Per tutte queste ragioni, quindi, si dovrebbe prendere seriamente in considerazione l’aiuto che possono fornire le cosiddette “pensioni di scorta”.
Esistono varie tipologie di forme pensionistiche complementari. Innanzitutto, queste vengono finanziate dal lavoratore stesso e, nel caso si tratti di un dipendente, anche dal datore di lavoro. Per i lavoratori dipendenti è possibile integrare i contributi anche attraverso il Tfr (Fondo del trattamento di fine rapporto).
Vediamo ora, in generale, quali sono i modi per ottenere la pensione di scorta:
Entro sei mesi dall’assunzione, il lavoratore può optare per varie alternative:
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