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Riforma Accise Sigarette: Consulta Chiede Revisione Onere Fiscale Minimo per Concorrenza Europea

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Sonia Rinaldi

Roma, 10 dicembre 2025 – Ieri sera, a Palazzo della Consulta, la Corte Costituzionale ha acceso un faro su un tema che da tempo scuote il dibattito istituzionale: il sistema italiano per la concessione dei servizi pubblici non regge più il confronto con i principi europei di concorrenza. Nel comunicato diffuso alle 19.30, la Corte è stata chiara e senza mezzi termini: l’attuale modello presenta “criticità evidenti” ed è “incompatibile” con le norme dell’Unione europea. Un segnale che spinge Governo e Parlamento a rivedere l’intera materia.

Le motivazioni della Consulta: “Serve trasparenza”

Nella decisione, la Consulta richiama direttamente le direttive europee e sottolinea come “le attuali procedure di affidamento manchino di sufficiente trasparenza e apertura alla concorrenza, con il rischio di distorsioni e privilegi consolidati”. Fonti interne alla Corte, interpellate questa mattina da alanews.it, spiegano che la sentenza nasce da un ricorso presentato da operatori esclusi dai bandi per i servizi idrici in Lombardia e Lazio.

“Abbiamo riscontrato – si legge nella nota – che la normativa italiana tende a prorogare gli affidamenti senza gare pubbliche adeguate, limitando l’accesso a nuovi soggetti e comprimendo la libera concorrenza”. Parole forti che non lasciano spazio a dubbi. E che nel primo pomeriggio hanno trovato conferma anche a Bruxelles: un portavoce della Commissione europea ha ricordato come “la corretta applicazione delle regole del mercato unico sia una priorità condivisa”.

Ripercussioni sul sistema delle concessioni

La sentenza della Corte Costituzionale arriva in un momento particolarmente delicato. Al ministero dell’Economia, in via XX Settembre a Roma, è già in corso un tavolo tecnico dedicato proprio al nodo delle concessioni, dai balneari alle reti energetiche. Fonti ministeriali confermano: “La sentenza impone una revisione completa del quadro normativo, altrimenti si rischiano nuove procedure d’infrazione da parte dell’Unione Europea”.

L’Italia è già sotto la lente per i rinnovi senza gara delle concessioni balneari. Un dossier spinoso e spesso rimandato torna ora al centro della scena politica. Giovedì prossimo la Commissione Affari Costituzionali della Camera ascolterà le associazioni di categoria. “Serve chiarezza – ha detto ieri Giorgio Spadafora, presidente di Federconcessioni –. Gli operatori sono confusi: senza regole certe rischiamo un blocco degli investimenti”.

Reazioni dal mondo politico

Dal mondo politico arrivano risposte immediate. Dal centrosinistra si chiede un rapido allineamento alle norme europee. Debora Serracchiani (Pd) afferma: “Non si può più perdere tempo: serve una riforma trasparente che tuteli mercato e cittadini”. Dall’altra parte della barricata, la Lega mette in guardia sui rischi di “svendita delle spiagge e dei beni pubblici”, mentre Forza Italia parla di “una mediazione ragionevole con Bruxelles”.

Nel primo pomeriggio è arrivata anche una breve nota dal Governo: “Valuteremo con attenzione le indicazioni della Consulta e avvieremo un confronto con le autorità europee per rispettare i principi comunitari senza penalizzare le imprese italiane”. Palazzo Chigi ha convocato una cabina di regia interministeriale per venerdì 13 dicembre. Il premier Meloni avrebbe chiesto ai ministri competenti un dossier urgente sui possibili scenari.

Prospettive e possibili scenari

Secondo alcuni giuristi – tra cui Giovanni D’Alessandro, docente di diritto amministrativo alla Sapienza – la pronuncia della Corte Costituzionale potrebbe dare slancio alla riforma parlamentare. “Bisogna garantire massima trasparenza negli affidamenti pubblici – spiega D’Alessandro – evitando deroghe ampie che alimentano opacità e contenziosi”.

Rimangono molte incognite: dalla tutela dei lavoratori alle prospettive per gli operatori storici. Il rischio concreto, dicono fonti del settore balneare ascoltate oggi a Rimini, è che senza una transizione graduale molte aziende possano trovarsi costrette a chiudere. Ma sembra chiaro che solo un cambio profondo potrà allineare finalmente l’Italia agli standard europei.

In sintesi: la Consulta manda un messaggio netto. Il tempo delle proroghe senza gara è finito. Ora tocca a Parlamento e Governo scrivere nuove regole chiare e condivise. Nei prossimi mesi capiremo se l’Italia saprà cogliere questa occasione per rinnovarsi nel rispetto delle regole europee sulla concorrenza.

Sonia Rinaldi

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