Rivoluzione musicale: l’Art bonus sostiene il centro di produzione musicale

Rivoluzione musicale: l'Art bonus sostiene il centro di produzione musicale

Rivoluzione musicale: l'Art bonus sostiene il centro di produzione musicale

Luca Ippolito

5 Novembre 2025

Roma, 5 novembre 2025 – L’Agenzia delle Entrate ha chiarito, con la risposta n. 279 diffusa ieri, che anche le associazioni iscritte come “Centri di produzione musica” possono godere dei benefici fiscali previsti dall’Art bonus. La decisione riguarda le donazioni a favore di enti dello spettacolo e arriva dopo il parere del Ministero della Cultura, mettendo fine a un dubbio che da tempo pesava su molte realtà del settore musicale.

Art bonus, ora tocca anche ai centri di produzione musicale

L’Agenzia delle Entrate spiega che le associazioni che svolgono attività riconducibili, anche solo in linea di massima, alle categorie indicate dal DM 27 luglio 2017 – oggi sostituito dal nuovo DM 23 dicembre 2024 n. 463 – possono essere considerate beneficiarie dell’Art bonus. Non serve che abbiano già ricevuto finanziamenti dal Fondo Nazionale per lo Spettacolo dal Vivo (FNSV) o dal Fondo Unico per lo Spettacolo (FUS), basta che la loro attività nel settore dello spettacolo sia stabile e continuativa.

La questione era stata sollevata da un’associazione musicale che chiedeva se rientrasse nell’agevolazione fiscale prevista dall’Art bonus, introdotto dall’articolo 1 del DL 83/2014. Il Ministero della Cultura, chiamato a esprimersi, ha confermato che la legge richiede solo che l’attività rientri nelle categorie previste dai decreti ministeriali, senza obbligo di aver già ottenuto fondi pubblici.

Normativa aggiornata e principio “tempus regit actum”

Un punto chiave della risposta riguarda il cambiamento normativo: il vecchio DM 27 luglio 2017 è stato cancellato e sostituito dal più recente DM 23 dicembre 2024 n. 463. Il Ministero della Cultura ricorda che, secondo il principio giuridico “tempus regit actum”, vale la normativa in vigore al momento della richiesta.

In pratica, le associazioni devono guardare alle nuove regole del decreto di dicembre 2024 per capire se possono accedere all’Art bonus. La legge si aggiorna da sola, senza bisogno di interpretazioni aggiuntive.

Chi può davvero approfittare della novità

Con questa decisione, l’Agenzia delle Entrate amplia il numero di associazioni musicali che possono beneficiare dell’agevolazione: chi lavora in modo continuativo e strutturato nel settore dello spettacolo può adesso raccogliere fondi con donazioni fiscalmente detraibili. Un passo che, secondo molti addetti ai lavori, potrebbe aiutare le realtà musicali indipendenti a crescere e a consolidarsi.

“È un riconoscimento importante per chi ogni giorno si impegna nella produzione musicale”, ha detto un rappresentante di una nota associazione romana. “L’accesso all’Art bonus ci dà più sicurezza per programmare il futuro e coinvolgere nuovi sostenitori”.

Come funziona l’Art bonus

L’Art bonus, nato nel 2014, permette a privati e imprese di ottenere un credito d’imposta pari al 65% delle donazioni fatte a favore di enti e istituzioni culturali. La misura riguarda molti soggetti: teatri, fondazioni liriche, musei e ora anche i centri di produzione musicale riconosciuti.

Per accedere all’agevolazione, le associazioni devono dimostrare di operare in modo stabile nel settore dello spettacolo e rientrare nelle categorie previste dalla legge. La destinazione delle risorse è controllata dagli enti competenti, mentre l’Agenzia delle Entrate verifica la documentazione presentata.

Una spinta per la cultura e la musica dal vivo

L’allargamento dell’Art bonus ai centri di produzione musicale è un segnale chiaro di attenzione verso un mondo spesso dimenticato dalle politiche pubbliche. In un momento in cui molte associazioni faticano a trovare risorse per portare avanti i loro progetti, questa possibilità di accedere a nuovi finanziamenti privati può fare la differenza.

Fonti del Ministero della Cultura spiegano che l’obiettivo è coinvolgere di più i cittadini nella vita culturale del Paese, sostenendo chi lavora sul territorio con continuità. “La cultura è un bene comune – ha ricordato un funzionario del Ministero – e strumenti come l’Art bonus aiutano a rafforzare il legame tra il pubblico e chi opera nel settore”.

Per il mondo della musica dal vivo si apre una nuova fase. Più opportunità di raccolta fondi, meno dubbi normativi. E una prospettiva concreta: vedere finalmente riconosciuto il proprio ruolo nella promozione dello spettacolo in Italia.

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