Sopravvenienze attive nella crisi d’impresa: guida alla detassazione e norme di interpretazione autentica

Franco Sidoli

8 Dicembre 2025

Roma, 8 dicembre 2025 – Nella tarda serata di ieri, a Palazzo Chigi, il governo ha dato il via libera a una norma di interpretazione autentica che riguarda il trattamento differenziato per ogni strumento di regolazione. La decisione è arrivata dopo un acceso confronto tra i membri dell’esecutivo e i rappresentanti delle forze politiche di maggioranza. L’obiettivo è fare chiarezza sull’applicazione delle recenti norme relative alla regolamentazione dei contratti e degli strumenti finanziari. La norma, discussa nel Consiglio dei Ministri nel primo pomeriggio, risponde alle pressioni arrivate sia dal mondo bancario sia dagli enti di vigilanza, preoccupati per le interpretazioni contrastanti emerse negli ultimi mesi.

Cos’è la norma di interpretazione autentica

Il testo approvato spiega come comportarsi con i vari strumenti di regolazione – si parla per esempio di accordi transattivi, piani di rientro o soluzioni alternative al contenzioso – adottando un principio di trattamento differenziato a seconda della tipologia. In pratica, ogni strumento usato per gestire controversie o definire obbligazioni tra privati e pubblica amministrazione dovrà seguire regole precise e distinte.

Una fonte del Ministero dell’Economia ha detto ad alanews.it: “Negli ultimi mesi c’erano troppi dubbi che rischiavano di bloccare le procedure amministrative e far partire contenziosi a raffica. Solo allora abbiamo deciso di intervenire con questa norma per mettere ordine e tagliare le incertezze”. Nel testo finale si chiarisce che il trattamento giuridico e fiscale degli strumenti dipenderà dalla loro natura, non da una regola generale unica.

Motivazioni e reazioni degli operatori

La scelta del governo arriva dopo settimane passate a confrontarsi con le associazioni di categoria e le banche. Questi ultimi temevano che una normativa unica potesse mettere in difficoltà alcune categorie di strumenti. “Le operazioni sono molto diverse tra loro, non si possono trattare tutte allo stesso modo”, ha spiegato Carlo Fracassi, presidente dell’Associazione bancaria italiana. Da tempo chiedeva “un quadro chiaro che distingua adempimenti fiscali, modalità di registrazione e tempi”.

Fonti governative fanno sapere che la norma si applicherà agli atti firmati dopo il 1° gennaio 2024, senza effetto retroattivo. Ma questa precisazione non convince tutti: “Rimane da capire cosa succederà con i procedimenti già avviati prima”, osserva Claudia Fiorini, avvocata esperta in diritto amministrativo. In sostanza, la norma riguarda soprattutto i rapporti tra aziende e pubbliche amministrazioni ma avrà effetti anche nel settore privato.

Effetti sul sistema normativo e sui procedimenti aperti

Con l’entrata in vigore della norma, ogni strumento di regolazione dovrà essere valutato secondo le sue caratteristiche: un piano di rientro potrà avere regole fiscali diverse rispetto a un accordo transattivo. “È un passaggio delicato”, racconta una funzionaria dell’Agenzia delle Entrate incontrata stamattina in via Cristoforo Colombo. “Negli ultimi mesi abbiamo ricevuto centinaia di quesiti su casi molto particolari. Questa chiarezza normativa aiuterà sia noi sia i cittadini”.

Le prime stime del Dipartimento delle Finanze indicano che la nuova norma potrebbe accorciare i tempi medi dei procedimenti del 15-20%. Però diversi professionisti sottolineano l’urgenza di circolari esplicative: “Senza istruzioni tecniche precise”, dice Giorgio Belli dello studio legale Belli & Partners, “resta il rischio che ci siano ancora interpretazioni diverse da zona a zona”.

Il percorso parlamentare e le prospettive future

La norma è stata inserita nel decreto legge omnibus che sarà inviato alle Camere entro il 10 dicembre per la conversione. Durante l’incontro serale tra i capigruppo parlamentari, il ministro della Giustizia Andrea Visconti ha assicurato “massima apertura al confronto per eventuali miglioramenti”. In Commissione Affari Costituzionali però l’atmosfera resta tesa: fonti della maggioranza confermano che la questione della retroattività sarà affrontata con un emendamento.

Il provvedimento influirà anche sui rapporti tra banche e clienti. Secondo l’Osservatorio sui contenziosi bancari dell’Università La Sapienza, nel 2023 si sono registrati oltre 27mila casi legati proprio all’applicazione non uniforme delle regole sugli strumenti di regolazione.

Per chi è coinvolto in dispute con enti pubblici o finanziari cambia insomma lo scenario: ogni caso verrà esaminato più attentamente rispetto allo strumento utilizzato. Un avvocato romano sentito da alanews.it conclude così: “Finalmente c’è una norma chiara, ed è un passo avanti. Ora resta da vedere come verrà applicata nei singoli casi: solo l’esperienza dei prossimi mesi potrà dirci se funziona davvero”.

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