Anticipare l’accesso alla pensione comporta delle conseguenze economiche diverse a seconda del sistema utilizzato per il calcolo della prestazione
In Italia, l’età media effettiva per il pensionamento si attesta a 64 anni e 2 mesi, come rivelato dall’ultimo Rapporto Inps. Questo dato mette in evidenza gli squilibri del sistema previdenziale italiano, dove le entrate rischiano di non coprire le uscite. La flessibilità introdotta da misure come Quota 103 e Opzione Donna ha contribuito a mantenere bassa l’età pensionabile, ma queste potrebbero essere riviste per garantire la sostenibilità delle spese previdenziali.
A prescindere dalle decisioni future del governo, l’età pensionabile è comunque destinata ad aumentare a causa degli adeguamenti con le aspettative di vita. Sebbene nel 2025 non ci sarà un incremento dei requisiti per andare in pensione, nel 2027 è probabile un innalzamento di 2 o 3 mesi.
Questo scenario pone una domanda rilevante: sarà ancora possibile anticipare la propria uscita dal mondo del lavoro?
Le regole attuali permettono di accedere alla pensione anticipata accumulando almeno 42 anni e 10 mesi di contributi, con una riduzione di un anno per le donne, indipendentemente dall’età. Chi soddisfa questi requisiti può quindi optare per una pensione anticipata rispetto alla normale età prevista dalla legge Fornero.
Anticipare l’accesso alla pensione comporta delle conseguenze economiche diverse a seconda del sistema utilizzato per il calcolo della prestazione (retributivo o contributivo). Nel sistema retributivo, ad esempio, l’impatto è meno significativo rispetto al contributivo dove ogni anno in meno lavorato si traduce in minori contributi versati e quindi una riduzione dell’assegno.
Prendiamo il caso di un lavoratore che decide di andare in pensione a 66 anni anziché a 67. Se questo lavoratore ha accumulato un montante contributivo pari a €300.000 e guadagna €40.000 all’anno, scegliendo l’anticipo subirà una decurtazione nell’assegno annuale dovuta sia ai minori contributi versati sia all’applicazione di coefficienti meno vantaggiosi nella trasformazione del montante contributivo in prestazione. In totale si parla di una cifra pari a circa 1.300 € all’anno.
Sebbene sia possibile anticipare il momento della propria uscita dal mondo del lavoro, è fondamentale valutare attentamente i costi associati a tale scelta. La decisione dipenderà da vari fattori quali il montante contributivo maturato e i guadagni degli ultimi anni di attività lavorativa; elementi che influenzeranno significativamente l’impatto economico della decisione stessa.
Milano, 4 novembre 2025 – Per le start up innovative italiane, restare dentro al regime…
Milano, 3 novembre 2025 – La Commissione europea ha appena indicato alle piccole e medie…
Torino, 3 novembre 2025 – Due recenti sentenze del Tribunale di Torino, depositate l’11 settembre…
Roma, 20 giugno 2012 – Un incontro urgente con il prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro…
Roma, 12 giugno 2024 – La nuova rottamazione dei ruoli, inserita nel disegno di legge…
Milano, 21 giugno 2024 – Le società che vogliono aderire al regime del consolidato fiscale…